Author: acecchin

“Spera e agisci con il Creato”: la giornata mondiale del 1° settembre apre il tempo del Creato – le iniziative in diocesi

La Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato ricorre il 1° settembre e segna l’inizio del Tempo del Creato, che si conclude il 4 ottobre, festa liturgica di San Francesco d’Assisi. “Spera e agisci con il creato”: è il tema della Giornata di preghiera per la cura del creato. È riferito alla Lettera di San Paolo ai Romani 8,19-25: l’Apostolo sta chiarendo cosa significhi vivere secondo lo Spirito e si concentra sulla speranza certa della salvezza per mezzo della fede, che è vita nuova in Cristo.

La Celebrazione Nazionale della 19ª Giornata per la Custodia del Creato, quest’anno è ospitata dalla diocesi di Avezzano nei giorni 13-14-15 settembre 2024.

Vedi i sussidi della Cei per la Celebrazione della Giornata.

Nel suo Messaggio per la Giornata, Papa Francesco invita a “vivere una fede incarnata, che sa entrare nella carne sofferente e speranzosa della gente; unire le forze per contribuire a ripensare alla questione del potere umano; estendere anche al creato l’armonia fra umani nella responsabilità per un’ecologia umana e integrale, via di salvezza della nostra casa comune”. Con l’assistenza dello Spirito Santo, cercare di vivere “una vita che diventa canto d’amore per Dio, per l’umanità, con e per il creato, e che trova la sua pienezza nella santità”.

Leggi il Messaggio integrale del Papa

In allegato le intenzioni di preghiera della Rete mondiale di preghiera del Papa.

NELLA NOSTRA DIOCESI:

La nostra diocesi propone diverse iniziative, che ruotano particolarmente attorno al Centro di spiritualità e cultura Don Paolo Chiavacci di Crespano del Grappa. Presentato venerdì scorso il “Tempo della Creazione 2024” con il tema “Sperare e agire con la Creazione”. La celebrazione cristiana è convocata ogni anno per pregare e rispondere al grido del Creato, tra il 1° settembre, Festa della Creazione, e il 4 ottobre, Festa di san Francesco d’Assisi. “Quest’anno il simbolo che guiderà il tempo è “Le primizie della speranza”, ispirato a Romani 8:19-25. I tempi in cui viviamo dimostrano che non ci rapportiamo alla Terra come a un dono del nostro Creatore, ma come a una risorsa da utilizzare. “La Creazione geme” ​(Rm 8:22) a causa del nostro egoismo e delle nostre azioni insostenibili che la danneggiano. La Creazione, però, ci insegna che la speranza è presente nell’attesa, nell’attesa di un futuro migliore (cfr Rm 8:20-21)” sottolinea don Paolo Magoga, direttore del Centro e dell’ufficio diocesano di “Pastorale sociale e del lavoro, giustizia, pace e salvaguardia del Creato”.

Il programma (vedi locandina allegata) è molto ricco e articolato:

Domenica 1° settembre, al centro don Chiavacci – prato di Schiba – ore 18.30 messa con la partecipazione della Filarmonica di Crespano.
Sabato 7 settembre, centro don Chiavacci, “Uccelli Marini. Come interagiscono con l’uomo”, ore 18.30 con la presentazione della tesi di laurea di Silvia Melchiorri.
Domenica 8 settembre, santuario del Covolo, “Con Maria verso il Giubileo”, ore 9.30 messa, ore 10.30 passeggiata curata dai volontari botanici del centro Chiavacci e del Gem.
Da venerdì 20 a domenica 22 settembre, centro don Chiavacci, “Bioblitz. Osserviamo la natura da vicino”, ore 9 attività di osservazione in loco guidata da esperti entomologi.
Domenica 22, centro don Chiavacci, ore 9.30, santa messa presieduta dal vescovo di Treviso, Michele Tomasi; ore 10.30 dedicazione orto botanico al prof. Alberto Pivato, alla presenza del Vescovo.

 

 


”Tornare in missione era un desiderio che portavo nel cuore”: don Giuseppe Danieli parla della nomina a “fidei donum” per la diocesi di Roraima

“Tu doni e porti via, ma sempre sceglierò di benedire Te”: sono le parole del canto finale della messa di domenica 11 agosto, che i giovani di Caposile cantavano dopo aver ascoltato, tra gli avvisi parrocchiali, un’ultima inaspettata comunicazione. “Ignari, come buona parte dell’assemblea, di quanto in quella celebrazione avrei comunicato, avevano scelto questo canto finale, che si è rivelato quanto mai adatto per dare voce a ciò che, io e loro, portavamo nel cuore in quel momento” racconta don Giuseppe Danieli, attuale parroco di Passarella di San Donà di Piave, Caposile e Santa Maria di Piave, nominato dal vescovo di Treviso, Michele Tomasi, missionario fidei donum in Brasile, nella diocesi di Roraima.

“Il Signore ci ha fatto reciprocamente dono, io a loro e loro a me – e con questi “loro” intendo le Parrocchie di Caposile, Passarella e Santa Maria di Piave – aggiunge -. Ed ora quel “porti via” non dice una sorta di furto o di ingiustizia, bensì un “portare altrove”, altrove che ora è la Chiesa di Roraima, come a suo tempo lo sono state queste Comunità che lascio”.

Don Giuseppe, 61 anni, ordinato prete nel 1995, in passato è già stato missionario fidei donum, nella missione della diocesi di Treviso in Paraguay. Oggi, una nuova chiamata, nella missione brasiliana ai confini col Venezuela, dove è morto don Edy Savietto, nella parrocchia di Pacaraima, il 20 dicembre scorso.

Don Giuseppe rivela anche che questa proposta del Vescovo dà voce a un suo desiderio. “Tante volte nelle omelie – quando la Parola me ne dava l’opportunità – come negli incontri, sia formativi o informali, davo voce alla precedente esperienza missionaria in Paraguay, e al desiderio di ripartire… Ma così, semplicemente e spontaneamente. Poi, qualche tempo fala convocazione del Vescovo Michele e la sua proposta di una mia disponibilità a partire alla volta del Brasile, per dare continuità a quella collaborazione missionaria interdiocesana iniziata con don Edy. Nonostante quel desiderio, la proposta del Vescovo mi ha davvero sorpreso. Portavo sì questo desiderio nel cuore, c’era sì questa mia disponibilità di fondo, ma mai una richiesta esplicita a voler ripartire. Con sorpresa, dunque, ma anche con gratitudine per la fiducia accordatami e con serenità d’animo ho accolto la richiesta del Vescovo. E, dopo un tempo di riflessione e di confronto con persone amiche, ho detto il mio “Eccomi!” a quanto il Signore mi chiedeva attraverso la persona del Vescovo. Ora, dunque, per quello che potrò e riuscirò a fare, per quello che potremo e riusciremo a fare, è tempo di preparare questa nuova partenza”.

La missione diocesana a Roraima è stata avviata a inizio 2023 dal vescovo Michele Tomasi, che ha accompagnato i trevigiani “fidei donum” don Edy Savietto e i coniugi Giorgio Marino e Veronica Boldrin. Un’occasione di collaborazione con le diocesi di Padova e Vicenza, già presenti nell’estremo lembo settentrionale del Paese latinoamericano. A Roraima la diocesi di Treviso è arrivata dopo diversi anni di presenza nel Nordest del Brasile (Pernambuco) e a Manaus.

La diocesi di Roraima (che coincide con il territorio dello Stato omonimo) si trova nel nord del Brasile, ai confini con il Venezuela. Capitale e sede della diocesi è Boa Vista. Con i suoi 220.000 chilometri quadrati, è una delle diocesi più estese del Brasile, conta 650.000 abitanti, di cui 350.000 battezzati, ed è suddivisa in 19 parrocchie. Guidata dal vescovo Evaristo Pascoal Spengler, francescano, la diocesi è da sempre in prima linea nell’accompagnamento e nella difesa delle popolazioni indigene, nella promozione umana, nella tutela e nella cura dell’ambiente.

In questo territorio, nel giro di pochi anni, oltre alle grandi sfide sociali, ambientali ed economiche (grandi sacche di povertà ed esclusione sociale, invasione delle terre indigene da parte dell’agrobusiness e dell’attività mineraria estrattiva, con conseguente deforestazione), si è aggiunto l’arrivo in massa dei migranti dal Venezuela, a causa della forte crisi economico-finanziaria e politica che ha colpito il vicino Paese. Senza dimenticare la pandemia di Covid-19, che ha determinato ulteriori effetti di impoverimento della popolazione. Molti i progetti sostenuti insieme dalle tre diocesi venete: di solidarietà, pastorali, artigianali, educativi e sportivi, a favore soprattutto di donne, giovani e migranti.

Indulgenza plenaria in occasione della Giornata mondiale dei nonni e degli anziani

La Penitenzieria apostolica concede l’indulgenza plenaria “ai nonni, agli anziani e a tutti i fedeli che, motivati da vero spirito di penitenza e di carità, il 28 luglio 2024, in occasione della quarta Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, parteciperanno alle diverse funzioni che si svolgeranno in tutto il mondo, indulgenza plenaria che potrà essere applicata anche come suffragio alle anime del Purgatorio”. E’ quanto si legge nel decreto firmato il 9 luglio dal penitenziere maggiore, card. Angelo De Donatis, e dal reggente mons. Krzysztof Nykiel, dopo avere accolto la recente richiesta presentata dal card. Kevin Joseph Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, e reso pubblico ieri dalla sala stampa vaticana. “Questo Tribunale della Misericordia – si legge ancora nel decreto – concede ugualmente l’indulgenza plenaria in questo stesso giorno ai fedeli che dedicheranno del tempo adeguato a visitare i fratelli anziani bisognosi o in difficoltà (come i malati, le persone sole, i disabili…)”. Il decreto dispone inoltre che “potranno ugualmente conseguire l’indulgenza plenaria, premesso il distaccamento da qualsiasi peccato e l’intenzione di adempiere appena possibile le tre consuete condizioni, gli anziani malati nonché coloro che li assistono e tutti coloro che, impossibilitati ad uscire dalla propria casa per grave motivo, si uniranno spiritualmente alle funzioni sacre della Giornata mondiale, offrendo a Dio Misericordioso le loro preghiere, i dolori e le sofferenze della propria vita, soprattutto mentre le varie celebrazioni verranno trasmesse attraverso i mezzi di comunicazione”. La Penitenzieria chiede infine “fermamente ai sacerdoti, muniti delle opportune facoltà per ascoltare le confessioni, di rendersi disponibili, con spirito pronto e generoso, alla celebrazione del sacramento della penitenza”.

A Quinto la messa in ricordo di mons. Antonio Marangon a un anno dalla morte. Rizzo: “Fu uomo autentico, maestro, presbitero e pellegrino”

Sabato 8 giugno, nella chiesa parrocchiale di Quinto, è stato ricordato il primo anniversario della morte di mons. Antonio Marangon, morto il 6 giugno 2023. A presiedere la celebrazione eucaristica mons. Giuseppe Rizzo, che ne ha ricordato la figura nell’omelia, sottolineando l’importanza del ricordo nella sua parrocchia di origine. Mons. Rizzo ha ricordato il servizio alla Parola che don Antonio ha vissuto per tutta la vita: biblista preparato, esperto ricercato, per lui “la Parola di Dio fu un’avventura dell’anima, una vera e propria vocazione, un segno indelebile che portò per tutta la vita, e che fece di lui un artigiano instancabile, un servitore della volontà di Dio di dialogare con le sue creature”. E “mentre egli dispensava la Parola, la Parola entrava progressivamente nella sua vita e la trasformava”, ha ricordato mons. Rizzo, che ha messo in luce, grazie alle letture della messa, le caratteristiche di don Antonio, uomo, maestro, presbitero e pellegrino. “La prima cosa che ci veniva incontro era la sua umanità, fatta di finezza, discreta e sobria”. E ricordando il “suo” docente in Seminario, mons. Rizzo, ha raccontato: “Noi attendevamo un insegnante di Sacra Scrittura, e don Antonio fu molto di più: non solo un professore aggiornato, un esperto della Bibbia, ma un maestro, che consegna se stesso, che testimonia la disciplina che insegna con la passione della sua vita. Spezzò il pane della Parola nelle occasioni più solenni, ma anche in quelle feriali; parlò ai Vescovi, intervenne nelle assemblee, portò il suo contributo nelle convocazioni ecclesiali nazionali e diocesane, in Italia e all’estero, dialogò con le istituzioni universitarie pubbliche, con le facoltà di teologia… Possiamo dire che aiutò la nostra Chiesa a realizzare il Concilio nel dare verità al primato della Parola”.
“Noi presbiteri trevigiani avemmo la grazia di sentirlo un presbitero, un fratello autorevole, sia come docente, sia come responsabile della nostra formazione permanente”, ha testimoniato don Giuseppe, ricordando anche il contributo di don Antonio alla fondazione della comunità monastica camaldolese diocesana, ora a S. Maria in Colle, a Montebelluna.
Don Antonio, infine, è stato un pellegrino. “La Terra Santa è stata vissuta da lui come un grande sogno, anzi come il felice approdo della sua vita, la sua patria interiore”, anzitutto negli anni dei suoi studi all’Istituto Biblico di Gerusalemme e, successivamente, nei pellegrinaggi guidati in oltre 50 anni. Gli ultimi mesi “furono un pellegrinaggio nel quale egli non era più la guida, ma il discepolo che, come Pietro, veniva condotto al significato ultimo della propria vita, fino al Sì definitivo al Signore”.

“Peregrinatio corporis” di san Pio X, pubblicato il libro fotografico: la presentazione a Riese il 22 maggio

Un migliaio di persone tra volontari e addetti hanno accolto oltre 55.000 pellegrini che sono venuti a rendere omaggio all’urna di San Pio X. Un evento durato una settimana, che è stato possibile realizzare in circa quattro anni di duro lavoro. Il trasporto dell’urna pontificia reso possibile dall’impegno 24 ore su 24 di un team composto da una trentina di professionisti, che hanno viaggiato per oltre 1500 chilometri, da Roma al Veneto e ritorno, un viaggio durato in tutto 120 ore. Intanto, Riese Pio X ha cambiato faccia attraverso una fitta rete di opere pubbliche, culminate con il restauro conservativo della casa museo di Bepi Sarto, che peraltro adesso è possibile visitare anche virtualmente sul sito www.papapiox.it.

Sono questi in sintesi i risultati della Peregrinatio Corporis di Pio X, lo storico ritorno a casa del Pontefice riesino, che poi ha viaggiato anche verso Padova e Venezia. L’evento si è celebrato a Riese ad ottobre 2023 e adesso diventa un libro fotografico. Edito da Fondazione Giuseppe Sarto, il libro, a firma del giornalista Mauro Pigozzo, ha l’ambizione di raccontare l’esperienza unica e irripetibile che ha visto incrociare la grande storia della Chiesa con la “piccola storia” del comune che diede i natali al Pontefice.

Nel testo si ripercorre all’inizio il rapporto storico dei riesini col loro pontefice, con accenni agli eventi durante il secolo scorso. Si entra poi nel dettaglio delle opere di restauro che hanno cambiato la Casetta e il museo adiacente, ma anche il Comune nel suo complesso. Vengono citati tutti gli appuntamenti e gli eventi che si sono celebrati a Riese e quindi è pensato un focus sulle sfide logistiche e organizzative superate per spostare la salma.

Questi sono i capitoli introduttivi e di chiusura, il cuore del libro sono invece le immagini. Nel corso dell’evento sono state scattate oltre tremila fotografie, impegnati a vario titolo almeno una decina di fotografi. Ne sono state selezionate 150 foto, che rappresentano tutti i momenti della Peregrinatio. Le immagini sono state distribuite lungo otto filoni di narrazione, che vanno dal viaggio dell’urna ai volti dei pellegrini e dei volontari, passando per le grandi processioni e le celebrazioni. Interessante la scelta editoriale di introdurre questi piccoli racconti fotografici da una pagina dorata più piccola rispetto all’impaginato complessivo.

Il libro fotografico dedicato alla Peregrinatio Corporis sarà presentato da Fondazione Giuseppe Sarto il 22 maggio alle ore 21, di fronte alla Casa natale (in caso di pioggia, nella sala comunale), in un evento nel quale saranno gli addetti ai lavori a spiegare come è stato possibile coordinare decine di professionisti e centinaia di volontari per un happening che probabilmente sarà difficile da replicare. Da evidenziare che a chiusura del libro è riportata una lista di un migliaio tra persone, associazioni e aziende che hanno collaborato all’evento, un ringraziamento “personale” a tutti coloro che hanno investito il loro tempo in questa avventura.

Nel corso della presentazione del 22 maggio, dopo il saluto di don Giorgio Piva, parroco di Riese Pio X e di mons. Mauro Motterlini, vicario generale della Diocesi di Treviso, ci saranno gli interventi di Alessandro Fraccaro, titolare di  Otium, per spiegare il progetto editoriale, la veste grafica del libro e la selezione degli scatti fotografici; Michele Sbrissa, titolare di 593 Studio-società di ingegneria, per raccontare il progetto logistico della prima storica Peregrinatio Corporis a tappe tra viaggio e allestimenti; Dimitri Simeoni, architetto, che spiegherà il progetto dei lavori di restauro nella Casa Natale di Pio X; Pierpaolo Tonin, architetto, che illustrerà le opere realizzate nel Museo di Pio X e Davide Nordio, giornalista, docente e sceneggiatore che illustrerà l’iniziativa del fumetto su Pio X.

(fonte: comunicato stampa Fondazione Sarto)

 

Alessandra Gallina nuova presidente di Uniti per la Vita. Eletto il Consiglio direttivo per il prossimo triennio

Uniti per la Vita, l’associazione frutto della fusione di Movimento per la Vita e Centri di Aiuto alla Vita di Treviso e Montebelluna, conclude il suo percorso congressuale, con l’elezione dei nuovi vertici per il triennio associativo 2024-2027.

I membri del Consiglio Direttivo, eletti in occasione dell’Assemblea del 13 aprile in rappresentanza di quasi 190 soci e 110 volontari, hanno infatti provveduto in settimana, in occasione del primo Direttivo, a scegliere, alla guida dell’associazione, la vicepresidente uscente, Alessandra Gallina: 49 anni, di Montebelluna, imprenditrice nel settore informatico e volontaria in UpV dal 2012, sarà accompagnata da una governance tutta al femminile, con la trevigiana Lucia Golfetto alla vicepresidenza e l’elezione di Vera Tessari e di Diletta Mazzocato, rispettivamente alla carica di Segretario e Tesoriere.

A completare il Direttivo, Davide Bellacicco (già vicepresidente dal 2018 al 2021 e unico consigliere uscente insieme a Gallina), Elisa Tecchio, Chiara Buzzaccaro, Marco Fedrigo e Angelo Scuderi.

Fra le progettualità attivate da UpV in questi anni, anche grazie al supporto della Diocesi di Treviso e della convenzione in essere con l’Azienda ULSS 2 “Marca Trevigiana”, non solo l’ormai consolidata attività del banco aiuti, che provvede alla distribuzione di pannolini, 1,5 tonnellate di alimenti al mese, vestiario per mamma e bambino e prodotti per l’igiene dal concepimento ai 2 anni di età), ma anche la scuola di italiano per le gestanti straniere finalizzata a fornire nozioni di base per affrontare la gravidanza, i percorsi pre-parto, post-parto, post-aborto e di assistenza psicologica curati da personale specializzato con incontri individuali e di gruppo dotati di relativo servizio babysitting. Interventi puntuali e concreti finalizzati a fornire aiuto, nel solo 2023, a 316 famiglie.

Nel novero delle iniziative presentate all’Assemblea, anche quelle di carattere culturale (fra tutte, le presentazioni di libri e gli spettacoli teatrali aperti offerti alla cittadinanza e alle scuole e promossi in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne), il supporto alle mamme nel centro di accoglienza della ex Caserma Serena di Dosson di Casier e gli interventi a sostegno di ragazze madri in Uganda.

Domenica 21 aprile

Giornata di preghiera per le vocazioni: spazi accoglienti cercansi

La 61ª Giornata di preghiera per le Vocazioni prende le mosse da un’espressione dell’esortazione apostolica “Christus vivit”: “Creare casa”. E’ una giornata di preghiera che vuole cogliere l’invito di papa Francesco di chiedere assiduamente al Signore ambienti adeguati, nelle parrocchie e in tutta l’universalità della Chiesa, nei quali giovani e meno giovani possano sperimentare
il miracolo di una nuova nascita. “Fare casa […] è imparare a sentirsi uniti agli altri al di là di vincoli utilitaristici e funzionali, uniti in modo da sentire la vita un po’ più umana. Creare casa è permettere che la profezia prenda corpo e renda le nostre ore e i nostri giorni meno inospitali, meno indifferenti e anonimi. È creare legami che si costruiscono con gesti semplici, quotidiani
e che tutti possiamo compiere […]. Così si attua il miracolo di sperimentare che qui si nasce di nuovo […] perché sentiamo efficace la carezza di Dio che ci rende possibile sognare il mondo più umano e, perciò, più divino” (Cf. Francesco, “Christus vivit”, 216-217).

Il Cammino Sinodale delle Chiese d’Italia delle Chiese d’Italia ci sta aiutando a riscoprire la gioia e la fatica del camminare insieme, il lavoro fattivo e concreto del costruire cantieri capaci di immaginare gli elementi fecondi già presenti nell’oggi e che dischiudono il futuro; invita, sull’icona dei discepoli di Emmaus, a riconoscere il passante che si fa prossimo nel cammino e ospitarlo in casa perché là si manifesti nel suo volto del Signore Risorto (cf. Lc 24,29).

Anche la vocazione ha bisogno di un terreno buono perché possa attecchire e di una casa nella quale fare Eucarestia, ringraziamento e benedizione per la Parola ricevuta e il dono di quella fraternità che è offerta della propria vita perché, insieme agli altri, diventi feconda nella carità, a servizio di tutti. Come la vita, ha bisogno di trovare uno spazio accogliente per nascere, crescere e maturare. Il desiderio di appartenere ad una persona o ad una comunità nasce da una frequentazione feriale e una conoscenza graduale di quella casa alla quale si sogna di appartenere per essere fecondi. Creare casa è un invito rivolto alle Chiese, alle comunità, alle parrocchie, ai presbiteri, alle famiglie, ai monasteri perché siano sempre più spazi capaci di quell’accoglienza cordiale e libera che fa crescere la vocazione sia di chi li abita che di chi li visita, diviene terreno fecondo di nuove vocazioni.

Nella nostra diocesi celebreremo la veglia diocesana per le vocazioni, presieduta dal Vescovo, sabato 11 maggio, nella chiesa di Olmo di Martellago.

Ecco alcuni stralci dal Messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, per le quali pregheremo in tutte le parrocchie domenica 21 aprile:

Cari fratelli e sorelle, la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni ci invita, ogni anno, a considerare il dono prezioso della chiamata che il Signore rivolge a ciascuno di noi, suo popolo fedele in cammino, perché possiamo prendere parte al suo progetto d’amore e incarnare la bellezza del Vangelo nei diversi stati di vita. […]
Penso alle mamme e ai papà che non guardano anzitutto a se stessi e non seguono la corrente di uno stile superficiale, ma impostano la loro esistenza sulla cura delle relazioni, con amore e gratuità, aprendosi al dono della vita e ponendosi al servizio dei figli e della loro crescita. Penso alle persone consacrate, che offrono la propria esistenza al Signore nel silenzio della preghiera come nell’azione apostolica, talvolta in luoghi di frontiera e senza risparmiare energie, portando avanti con creatività il loro carisma e mettendolo a disposizione di coloro che incontrano. E penso a coloro che hanno accolto la chiamata al sacerdozio ordinato e si dedicano all’annuncio del Vangelo e spezzano la propria vita, insieme al Pane eucaristico, per i fratelli, seminando speranza e mostrando a tutti la bellezza del Regno di Dio.
Ai giovani, specialmente a quanti si sentono lontani o nutrono diffidenza verso la Chiesa, vorrei dire: lasciatevi affascinare da Gesù, rivolgetegli le vostre domande importanti, attraverso le pagine del Vangelo, lasciatevi inquietare dalla sua presenza che sempre ci mette beneficamente in crisi. Egli rispetta più di ogni altro la nostra libertà, non si impone, ma si propone: lasciategli spazio e troverete la vostra felicità nel seguirlo e, se ve lo chiederà, nel donarvi completamente a Lui. […]
Nel presente momento storico, poi, il cammino comune ci conduce verso l’Anno giubilare del 2025. Camminiamo come pellegrini di speranza verso l’Anno santo, perché nella riscoperta della propria vocazione e mettendo in relazione i diversi doni dello Spirito, possiamo essere nel mondo portatori e testimoni del sogno di Gesù: formare una sola famiglia, unita nell’amore di Dio e stretta nel vincolo della carità, della condivisione e della fraternità.Questa Giornata è dedicata, in particolare, alla preghiera per invocare dal Padre il dono di sante vocazioni per l’edificazione del suo Regno: «Pregate, dunque, il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!» (Lc 10,2). E la preghiera – lo sappiamo – è fatta più di ascolto che di parole rivolte a Dio. Il Signore parla al nostro cuore e vuole trovarlo aperto, sincero e generoso. La sua Parola si è fatta carne in Gesù Cristo, il quale ci rivela e ci comunica tutta la volontà del Padre. In quest’anno 2024, dedicato proprio alla preghiera in preparazione al Giubileo, siamo chiamati a riscoprire il dono inestimabile di poter dialogare con il Signore, da cuore a cuore, diventando così pellegrini di speranza, perché «la preghiera è la prima forza della speranza. Tu preghi e la speranza cresce, va avanti. Io direi che la preghiera apre la porta alla speranza. La speranza c’è, ma con la mia preghiera apro la porta» (Catechesi, 20 maggio 2020). […]
In questo nostro tempo, allora, è decisivo per noi cristiani coltivare uno sguardo pieno di speranza, per poter lavorare con frutto, rispondendo alla vocazione che ci è stata affidata, al servizio del Regno di Dio, Regno di amore, di giustizia e di pace. Questa speranza – ci assicura San Paolo – «non delude» (Rm 5,5), perché si tratta della promessa che il Signore Gesù ci ha fatto di restare sempre con noi e di coinvolgerci nell’opera di redenzione che Egli vuole compiere nel cuore di ogni persona e nel “cuore” del creato. […]
Per tutto questo dico, ancora una volta, come durante la Giornata mondiale della gioventù a Lisbona: “Rise up! – Alzatevi!”. Svegliamoci dal sonno, usciamo dall’indifferenza, apriamo le sbarre della prigione in cui a volte ci siamo rinchiusi, perché ciascuno di noi possa scoprire la propria vocazione nella Chiesa e nel mondo e diventare pellegrino di speranza e artefice di pace! Appassioniamoci alla vita e impegniamoci nella cura amorevole di coloro che ci stanno accanto e dell’ambiente che abitiamo. Ve lo ripeto: abbiate il coraggio di mettervi in gioco! Don Oreste Benzi, un infaticabile apostolo della carità, sempre dalla parte degli ultimi e degli indifesi, ripeteva che nessuno è così povero da non aver qualcosa da dare, e nessuno è così ricco da non aver bisogno di ricevere qualcosa.
Alziamoci, dunque, e mettiamoci in cammino come pellegrini di speranza, perché, come Maria fece con Santa Elisabetta, anche noi possiamo portare annunci di gioia, generare vita nuova ed essere artigiani di fraternità e di pace.

Papa Francesco
Roma, San Giovanni in Laterano, 21 aprile 2024, IV Domenica di Pasqua

La formazione permanente dei sacerdoti al centro del Consiglio presbiterale diocesano

Un incontro del Consiglio presbiterale diocesano dedicato alla formazione permanente del clero, quello di lunedì 15 aprile. Ospiti della parrocchia di Quinto, i membri, insieme al Vescovo, hanno riflettuto sull’impostazione e sui caposaldi che hanno ispirato la prassi formativa dei sacerdoti diocesani negli ultimi quindici anni. L’obiettivo era consegnare al Vescovo e alla “Commissione diocesana per la formazione permanente” delle coordinate utili a effettuare scelte operative, tra valutazioni sulla consuetudine e suggerimenti per il prossimo futuro.
Radicalità della sequela. Un’importante cornice ai lavori del Consiglio era stata offerta dal vescovo Michele nella lectio durante l’Ora media, vissuta insieme nella chiesa parrocchiale. A partire dal brano evangelico del ricco che chiede a Gesù che cosa fare per avere la vita eterna (Mc 10,17-31), il Vescovo ha parlato della radicalità della sequela evangelica nella vocazione presbiterale e delle esigenze che pone, delle fatiche che prima o poi si presentano, delle vicende del servizio e del ministero che a volte non sembrano capaci di riempire di senso l’esistenza, con il rischio dello scoraggiamento. “Ma ciò che è impossibile a noi da soli – ha sottolineato mons. Tomasi – con la sola nostra forza di volontà, con la pianificazione pastorale e con metodi che si affidano alle sole nostre forze, non lo è al Padre, l’unico che genera la vita, l’unico che dona il centuplo promesso a chiunque abbia lasciato tutto”. Assieme all’unica paternità di Dio, allora, si riceve in dono “una rinnovata rete di relazioni umane, con il mondo e con il creato, che vivono della sovrabbondanza della gratuità dell’amore del Padre. Il centuplo, in fondo, è la vita nuova quando Gesù è tutto per la nostra vita”. La formazione permanente, allora, è una continua e sempre nuova “conformazione a Cristo”, cammino di ciascun presbitero e “di noi tutti insieme”.
Il moderatore della seduta, don Giulio Zanotto, ha ricordato la varietà delle proposte, consolidate negli anni: dai ritiri comuni di inizio anno a quelli per vicariati, dalle Settimane residenziali alla Tre giorni del Cavallino, e poi le mattinate di aggiornamento teologico – pastorale del giovedì, la Tre giorni per i coordinatori delle Collaborazioni e la Giornata di fraternità, senza dimenticare gli incontri per i preti anziani. Una formazione del prete “pensato” non solo per la parrocchia, ma anche per la Collaborazione pastorale, nello spirito della corresponsabilità con gli altri preti e con i laici, con l’obiettivo non solo di rispondere alle necessità di oggi, ma anche di pensare all’evoluzione del presbiterio nei prossimi 20 anni.
Don Samuele Facci e don Luca Pizzato, delegato ed ex delegato per la Formazione, hanno presentato il percorso di questi anni, in una relazione condivisa con don Donato Pavone, attuale vicario per il clero e delegato per la Formazione dal 2009 al 2015.
Dono e compito. Un processo dinamico, la formazione, riconosciuta contemporaneamente come dono e come compito (della Chiesa e personale di ciascun presbitero). Una formazione presentata più come cantiere e laboratorio, che come magazzino da “riempire”. Ecco l’importanza della creatività delle proposte, per risvegliare domande e suscitare nuovi interessi, il valore di una formazione percepita come “utile” alla vita, che motiva a partecipare, a mettersi in gioco e a maturare nel percorso; una proposta diocesana non “esaustiva”, che contempla anche offerte promosse da altri soggetti, e non solo in ambito ecclesiale, nella libertà di percorsi personali da coltivare con originalità. Fondamentale, in tutto questo, il coinvolgimento attivo dei presbiteri, “soggetti di formazione”, nel corso delle esperienze, ma anche nella fase di programmazione e verifica, cosa che può contribuire alla mutua formazione, nella comunione presbiterale. Una formazione, è stato più volte sottolineato, che non può che essere integrale, coinvolgendo tutte le dimensioni della persona e della vita del prete: “Le quattro dimensioni fondamentali di cui parlano i documenti – umana, spirituale, intellettuale e pastorale – vanno poste tra loro in una relazione di circolarità virtuosa, mai l’una senza l’altra”, con un accento posto sulla dimensione culturale, di cui tenere maggiormente conto, per maturare nella capacità di interpretare la realtà contemporanea, guardando ai diversi ambiti della vita civile, politica e sociale. Gli interventi hanno messo in luce la centralità del piano spirituale e del riferimento alla Sacra Scrittura, attraverso cui passano la conoscenza e l’amore per il Signore, l’ascolto e condivisione della Parola, ma anche la condivisione tra preti della propria esperienza di fede, senza dimenticare il patrimonio di presenze e testimonianze di figure sacerdotali che hanno arricchito il presbiterio diocesano.
Tradizione buona, da arricchire. Molti gli spunti emersi dai gruppi di lavoro, che hanno confermato la bontà della tradizione formativa, ma hanno messo in luce anche la necessità di ampliarla, mettendo l’accento su alcune dimensioni che stiamo vivendo come Chiesa – sinodalità, Chiesa in uscita, ministerialità, diaconato, Collaborazioni pastorali -, e poi formazione alle relazioni, il confronto con categorie e linguaggi nuovi e la possibilità di vivere alcune occasioni formative insieme ai laici.
L’ultimo appuntamento, prima dell’estate, sarà nuovamente insieme al Consiglio pastorale diocesano, il prossimo 27 maggio, con al centro il tema del Cammino sinodale.

(Alessandra Cecchin – articolo in uscita nella Vita del popolo del 21 aprile 2024)

Eletta la presidenza diocesana di Azione cattolica: tutti i nomi

Nella seduta del 4 aprile, il Consiglio diocesano di Azione cattolica ha accolto con gioia la nomina da parte del Vescovo a presidente diocesano di Marco Guidolin. Successivamente i consiglieri hanno provveduto all’elezione della presidenza diocesana, che risulta così composta: Campagnolo Matteo, di Castelfranco Veneto e Spitaleri Sabrina, di San Donà di Piave, come vicepresidenti settore Adulti; Agostini Massimiliano, di Cappelletta di Noale, e Pellizzari Chiara, di San Zenone degli Ezzelini, vicepresidenti settore Giovani; Favaro Gregorio, di Gardigiano, responsabile dell’articolazione Acr. A questi responsabili di settore si aggiungono Nicolini Serena, di Loria, confermata amministratrice, e Fugazza Angela, di San Martino di Lupari, nominata segretaria. Assistente generale diocesano è don Giancarlo Pivato.

La nomina del presidente diocesano da parte del Vescovo manifesta la dimensione ecclesiale dell’Azione cattolica, cioè di laici “dedicati” alla propria Chiesa diocesana e alla globalità della sua missione, nella condivisione e nella partecipazione.

Non sono mancate, in questi anni, le molteplici forme di cura e di attenzione all’associazione da parte del vescovo Tomasi, il quale in più occasioni ha ricordato agli aderenti di “continuare la formazione per essere cristiani che sappiano rendere conto della propria fede e delle propria speranza nel mondo della famiglia, del lavoro, delle professioni e dei mestieri, nella politica e nel complesso delle forme sociali”.

L’Azione cattolica di Treviso, che risulta essere la più numerosa in Italia, con quasi 7.000 aderenti, ha una lunga storia, ricca di fede e di testimonianze di servizio, come ricordato dal presidente Giudolin nel suo intervento all’inizio del mandato: “Il cammino associativo è ricco e ancora può portare molto frutto nei nostri territori e nelle nostre comunità, e sarà misurabile in relazioni buone, in aiuto concreto, in fraternità, nella comunione che sapremo vivere”.

Un cammino, quello dell’Ac, che si pone come obiettivo di mantenere viva la vita associativa nelle nostre comunità cristiane, attenta ai cambiamenti culturali ed ecclesiali in atto, sensibile alle esigenze di un’autentica formazione spirituale per permettere a ogni battezzato di incontrare Gesù Risorto, avendo come riferimento unicamente il Vangelo di Cristo e come stile la sinodalità all’interno di una dialettica democratica e partecipativa. Ha ricordato Marco Guidolin al Consiglio che “la concomitanza della nomina del presidente con l’inizio della Settimana Santa credo sia un’indicazione preziosa che lo Spirito, attraverso il vescovo Michele, ha voluto darci: dobbiamo sempre ricordarci, fra tutte le vicende associative che vivremo, di mettere sempre al centro dell’Ac e delle nostre vite il Risorto, Colui che ha sconfitto la morte, Colui che ci ha salvati. Ogni esperienza vissuta, ogni équipe, ogni incontro e anche ogni scontro, siano un passo alla sua sequela per incontrare, nei nostri cuori e nelle nostre vite, Gesù Risorto”.

Un cammino di laici impegnati che desiderano condividere con i propri presbiteri la bellezza dell’essere discepoli dell’unico maestro capace di rendere nuove tutte le cose e di generare frutti di carità e percorsi di speranza anche per le generazioni più giovani, alle quali l’Ac riserva sempre uno sguardo di simpatia e di particolare affetto. “La fraternità contraddistingua le nostre associazioni e anche nelle prevedibili fatiche, non dimentichiamoci mai che siamo chiamati a volerci bene, e ad essere generatori di bene con le persone e per le persone”, questo il desiderio per il nuovo triennio. (A.F.)

Nella foto la nuova Presidenza di Ac, eletta dal Consiglio diocesano il 4 aprile. Da sinistra:  Serena Nicolini, Chiara Pellizzari, Massimiliano Agostini, don Giancarlo Pivato, Marco Guidolin, Matteo Campagnolo, Gregorio Favaro, Angela Fugazza, Sabrina Spitaleri.

“Dieci anni di papa Francesco. La gioia del Vangelo per la Chiesa e per il mondo”: incontro di formazione per i sacerdoti

Nuova iniziativa in calendario organizzata dalla Commissione diocesana per la formazione permanente del clero. Si tratta dell’appuntamento di aggiornamento teologico pastorale previsto per giovedì 18 aprile, con inizio alle ore 9.30, in Seminario.

La scelta della Commissione è stata quella di prendere spunto dalla recente celebrazione del decennio del pontificato di Francesco per dedicare una riflessione di carattere storico sulle svolte propiziate dal suo magistero, soprattutto a partire da Evangelii Gaudium. Interverrà il professor Marco Impagliazzo, docente ordinario di Storia contemporanea all’Università Roma Tre, dove insegna anche Storia della pace, e presidente della Comunità di Sant’Egidio. Il prof. Impagliazzo proporrà una riflessione dal titolo “Dieci anni di papa Francesco: la gioia del Vangelo per la Chiesa e per il mondo”.