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Venerdì 22 marzo a Treviso la veglia per i martiri contemporanei

Anche quest’anno la Comunità di Sant’Egidio di Treviso, mantenendo fede all’impegno preso nel Grande Giubileo del 2000, aiuta ad introdurci nelle celebrazioni della Settimana Santa con la veglia di preghiera ecumenica dei martiri contemporanei, vissuti nel secolo scorso e fino ai giorni nostri: fratelli e sorelle appartenenti alle diverse confessioni cristiane, appartenenti ad ogni stato di vita, che nei cinque continenti hanno vissuto nella loro carne i misteri pasquali che tra qualche settimana celebreremo, persone che sono state fatte oggetto di persecuzioni, privazione della libertà religiosa e della vita.

Nella grande veglia del 2000 al Colosseo, venne sottolineato come il gran numero di cristiani uccisi o perseguitati nel Novecento fosse un continente ancora da esplorare, un patrimonio condiviso da ogni confessione cristiana.
L’appuntamento, sostenuto dall’ufficio diocesano per l’Ecumenismo e il dialogo è per venerdì 22 marzo alle 20.30 nella chiesa di San Martino Urbano, a Treviso, assieme ai rappresentanti delle Comunità ortodosse romena e moldava.


“Vi siamo vicini”: il messaggio delle altre comunità di migranti cattolici agli ucraini

Le comunità di cattolici migranti presenti nella Diocesi di Treviso, come ha già fatto anche il vescovo Michele a nome di tutta la Chiesa trevigiana, vogliono esprimere la loro vicinanza nella preghiera e nella solidarietà alla comunità ucraina greco-cattolica di rito bizantino e a tutte le ucraine e gli ucraini presenti nel Trevigiano. Condividiamo la vostra ansia e le vostre preoccupazioni nel sentirvi lontani dalle vostre famiglie e dai vostri cari in questo momento così difficile. Papa Francesco, nel suo appello per la pace in Ucraina, ha detto: «Dio è Dio della pace, e non della guerra, è Padre di tutti, non solo di qualcuno, ci vuole fratelli e non nemici». Ci impegniamo a pregare con voi perché torni al più presto la pace in Ucraina e l’angoscia di questi momenti possa trasformarsi in speranza di una vita serena. Vogliamo assicurarvi inoltre la nostra solidarietà, insieme a tutta la Chiesa di Treviso di cui anche noi facciamo parte, nei modi che sarà possibile mettere in atto. Il Dio di Gesù, che mai abbandona chi è nella sofferenza e nel pericolo, sostenga l’impegno di tutti noi nell’invocare e costruire la pace nella vostra terra e nelle nostre case, e in ogni altra parte del mondo in cui ce ne sia particolare bisogno.

Le comunità di cattolici migranti presenti in Diocesi:

comunità albanese

comunità brasiliana

comunità cinese

comunità filippina

comunità francofona africana

comunità ghanese

comunità indiana siro-malabarese e siro-malankarese

comunità latino-americana

comunità nigeriana

comunità polacca

comunità romena greco-cattolica

comunità srilankese

Nuove tappe e iniziative per le icone dell’Incontro mondiale delle famiglie

Prosegue in diocesi il “pellegrinaggio” delle tre icone del decimo Incontro mondiale delle famiglie, che il nostro Vescovo ha consegnato lo scorso 4 febbraio a tre famiglie perché le portassero nelle loro comunità, e perché potessero poi essere affidate, di mano in mano, ad altre famiglie e ad altre comunità. Un impegno a custodire e a portare l’icona che sta dando molti frutti belli, fatti di accoglienza, condivisione, momenti di riflessione e di preghiera. Ecco il percorso delle prossime settimane.

Da Treviso a Mogliano, Nervesa e Paese
La prossima settimana le icone passeranno dal vicariato di Treviso ai vicariati di Mogliano (percorso A), di Nervesa (percorso B) e di Paese (percorso C).
Nella settimana dal 19 al 27 febbraio sono già previste le seguenti tappe e iniziative:

Percorso A. Copas di Casale-Preganziol: domenica 20 febbraio alle ore 9.30 ingresso dell’icona nella parrocchia di San Martino a Lughignano. Accoglienza alla messa e ripartenza, portata in cammino, lungo la restera, da alcuni rappresentanti del Gruppo Famiglie (è stato dato appuntamento a tutte le famiglie che desiderano aggregarsi).
Alle ore 11.15: accoglienza alla messa nella parrocchia di S. Maria Assunta di Casale sul Sile e permanenza fino al 22 febbraio; martedì 22 transito dell’icona nel santuario di Bonisiolo per la messa delle ore 18.30 e riconsegna a Casale. Sabato 26 alle ore 14.30 benedizione delle famiglie e ripartenza dell’icona, accompagnata a piedi da un altro gruppo di coppie in direzione di Preganziol dove l’icona farà l’ingresso in occasione della messa serale.
Percorso B. Copas di Arcade-Povegliano: domenica 20 febbraio a Camalò alle ore 11 nella chiesa parrocchiale: accoglienza dell’icona portata dalle famiglie di Merlengo e santa messa. Giovedì 24 a Santandrà ore 18.30 in chiesa parrocchiale arrivo dell’icona e messa. Venerdì 25 a Povegliano ore 20.30 in chiesa parrocchiale: adorazione. Sabato 26 ad Arcade alle ore 18.30 in chiesa parrocchiale: accoglienza dell’icona accompagnata dalle famiglie di Povegliano e celebrazione eucaristica. Domenica 27 ad Arcade ore 10 in chiesa parrocchiale: messa con saluto e partenza dell’icona verso Nervesa. Domenica 27 febbraio a Nervesa alle ore 18.30 nella chiesa di San Giovanni Battista: accoglienza dell’icona e santa messa.
Percorso C. Copas di Quinto-Zero Branco: domenica 20 febbraio ore 10.30: durante la messa accoglienza e ingresso dell’icona, proveniente da Canizzano, nella chiesa parrocchiale di Quinto di Treviso. Martedì 22 febbraio ore 20.30: “Il Vangelo della famiglia”, momento di riflessione e spiegazione del significato dell’icona nella chiesa parrocchiale di Quinto. Giovedì 24 febbraio ore 21.00: “Chiese domestiche”, momento di riflessione sull’anno Famiglia Amoris Laetitia nella chiesa parrocchiale di Sant’Alberto di Zero Branco. Sabato 26 febbraio ore 18.00: durante la messa, accoglienza dell’icona nella chiesa parrocchiale di Santa Cristina di Quinto. Domenica 27 febbraio ore 9.00: durante la messa nella chiesa di parrocchiale di Zero Branco, momento di preghiera e partenza dell’icona verso la Collaborazione pastorale di Paese. Domenica 27 febbraio ore 11.00: durante la messa, accoglienza e ingresso dell’icona nella chiesa parrocchiale di Paese.

Epifania

Celebrazione in cattedrale con le comunità cattoliche di migranti

Diretta streaming e traduzione nella Lingua italiana dei segni

«Verso un “noi” sempre più grande…»: secondo l’appello di papa Francesco per la 107^ giornata del migrante e del rifugiato, invitiamo a partecipare nel giorno dell’Epifania all’Eucaristia presieduta dal nostro vescovo Michele in cattedrale alle ore 10.30, animata come ogni anno dai rappresentanti delle comunità cattoliche di migranti presenti in diocesi. E’ ancora una volta un’occasione per permettere allo Spirito Santo di «fare comunione nella diversità, armonizzando le differenze senza mai imporre una uniformità che spersonalizza». E dalla celebrazione eucaristica si estenda ad ogni giorno del 2022 l’impegno per «costruire assieme il nostro futuro di giustizia e di pace, assicurando che nessuno rimanga escluso».

La celebrazione sarà trasmessa in diretta streaming sul canale YouTube della diocesi e avrà la traduzione nella lingua italiana dei segni


Catechesi: costruire ad alta quota – Due giorni promossi dall’ufficio per l’Annuncio e la Catechesi 

Costruire in alta quota”. Non si poteva scegliere titolo di miglior auspicio per questo tempo di “ripartenza” (o forse sarebbe meglio dire di “nuovo inizio”) della catechesi. Una suggestione, quella della costruzione “in alto”, che ben rappresenta e abbraccia la “due giorni” organizzata dall’ufficio per l’Annuncio e la Catechesi e che ha conosciuto la ricchezza di molti stimoli laddove arte, riflessione teologica e biblica nonché momenti celebrativi, si sono succeduti dentro alla feconda dialettica tra il “dentro” del discernimento e il “fuori” dell’apertura al mondo che contraddistingue il cammino di Ninive 2021. In effetti, sebbene pensate come appuntamenti distinti, le due giornate – a cui hanno partecipato complessivamente più di duecento tra catechisti, animatori di pastorale familiare, giovani educatori, gruppi liturgici e missionari – hanno conosciuto una evidente continuità, richiamata da alcune parole chiave: «accettazione», «fragilità », «leggerezza» e «rinnovamento » “Stiamo vivendo un tempo di discernimento nel quale siamo chiamati a dare un nome a ciò che le nostre comunità hanno vissuto e, in qualche modo, stanno ancora vivendo”. Queste le parole di don Alberto Zanetti, direttore dell’ufficio per l’Annuncio e la Catechesi che hanno aperto la prima giornata. Una tappa in qualche modo storica, che, se si eccettua la ricorrenza del 50° del Biennio catechisti del 22 aprile scorso, ci auguriamo segni un nuovo tempo di incontri “in presenza”. Per cogliere appieno la sfida di questo nuovo inizio che non può prescindere dal considerare l’Iniziazione cristiana un compito che coinvolge l’intera pastorale e, dunque, l’intera comunità cristiana, come segno dell’apertura al dialogo con il mondo, ci si è inizialmente affidati alla testimonianza dell’architetto Simone Gobbo, responsabile della progettazione “in alta quota” del Bivacco Fanton (2667 mt) sulla Forcella Marmarole. Nella sua narrazione sono emersi spunti che, sebbene afferenti alla sua esperienza professionale, sono risultati assai significativi per l’analogia con le sfide pastorali che abbiamo di fronte come, ad esempio, il fatto che tutto sia iniziato nel 2014 partendo da un fallimento: nel 1967 la prima installazione del bivacco non andò a buon fine.

Leggerezza fondata sulla roccia

La nuova progettazione non è nata dal nulla, ma ha preso le mosse dai problemi evidenziati nella prima e ha richiesto la pazienza di ben cinque anni di lavoro a cui se ne sono aggiunti altri due di realizzazione. Il tutto ha preso spunto dalla decisione di accettare le condizioni ambientali (l’inclinazione del sito, il vuoto dell’alta quota, la consapevolezza della fragilità della costruzione rispetto alla potenza del contesto ambientale) senza per questo modificare il paesaggio ma, al contrario, affrontandone le sfide, trovandosi così, nella necessità, a riscrivere i codici sui quali, per anni, si è fondata l’architettura. Da qui la scelta della “sospensione” del bivacco, progettandolo senza un suo diretto contatto col suolo, optando sì per una “leggerezza” ma, comunque, fondata sulla roccia. Tutto ciò è stato possibile perché, come ha puntualizzato Gobbo, “si è «rubato» da altri mondi” (come, ad esempio, l’ingegneria nautica) sollecitando un “lavoro di comunità”. Le provocazioni alla pastorale lanciate dall’esperienza di Gobbo sono state raccolte da don Alberto che ha sottolineato come la crisi che stiamo vivendo debba essere vista sia come uno stimolo per rinnovarci, ma anche occasione per interrogarci su ciò che è stato costruito prima di noi: è tutto da lasciare o c’è qualcosa che, invece, va tenuto e valorizzato? Così come va colta la suggestione dell’alta quota che fa pensare a una evangelizzazione che va ancorata sulla «Roccia» che porta a chiederci: l’Iniziazione cristiana va vista solo in funzione dei sacramenti o va anche intesa come “elevazione” dell’umano? Non di meno va sottovalutato il richiamo all’adattamento all’ambiente che va ritradotto in “ascolto” e “rispetto” delle persone che nel nostro cammino incontriamo. D’altro canto le varie fasi nelle quali il progetto si è articolato ci suggeriscono pazienza e gradualità.

Una comunità missionaria a servizio dell’annuncio

La seconda parte della giornata ha visto l’intervento del Centro Missionario diocesano che, secondo lo spirito di Ninive 2021 e come è già avvenuto il 4 giugno con l’apporto dell’Ufficio Liturgico, ha contribuito ad allargare la sinergia della catechesi con l’intera pastorale. “Una comunità missionaria a servizio dell’annuncio”, il tema sviluppato dai quattro relatori coordinati dal direttore dell’ufficio, don Gianfranco Pegoraro, che ha tracciato un netto parallelismo tra “rinnovamento missionario” e necessità di una consapevolezza della complessità dell’attuale contesto culturale, il che implica pazienza e accoglienza. Richiamandosi ad Evangelii Gaudium 27, don Gianfranco ha sottolineato la necessità di una pastorale che, secondo lo spirito missionario, sappia trasformarsi accettando e ripensando “gli orari”, vale a dire l’ordine e la gerarchia delle cose. Tali aspetti sono stati ulteriormente declinati negli interventi successivi: la necessità di “imparare la lingua”, ossia entrare in empatia con l’altro (don Giovanni Kirschner), la situazione del catecumenato in Ciad (don Mauro Fedato). Poi è stata la volta di Mirella Zanon che ha raccontato la sua esperienza in Russia con la comunità Giovanni XXIII, e, infine, della cooperatrice pastorale Germana Gallina che ha dato conto del suo vissuto in Paraguay con gli animatori laici di comunità. Se il 17 settembre con il suo carico di riflessioni e stimoli è stato il giorno del “dentro”, quello successivo, intriso del linguaggio della “bellezza”, con la celebrazione del Mandato ai catechisti a San Nicolò ha segnato quello del “fuori”.

Tre immagini per questo tempo

Bella, a tratti poetica, è stata la narrazione ad opera di Marco Sartorello di un testo di fr. Enzo Biemmi sulle sfide lanciate alla Chiesa dalla pandemia, nel quale il catecheta si è soffermato su tre immagini: la piazza «vuota» di san Pietro ha richiamato la necessità di imparare a custodire i vuoti per poter permettere al bene di fiorire; la «bassa marea» che, facendo emergere le sporcizie del fondo ci dà modo di fare pulizia e, infine, «la bara del rabbino» legata all’esperienza storica di Jochanan ben Zakkaj che, fingendosi morto, poté uscire in una bara dall’assedio dei romani nel 68 d.C. a Gerusalemme portando con sé la Torah, e diede la possibilità al giudaismo di rifondarsi come popolo della Torah: un popolo senza terra, senza re, senza tempio ma fondato sulla Parola. In questo modo, secondo Biemmi, siamo provocati ad “alleggerirci” cioè a riandare a ciò che, per la fede della Chiesa, è essenziale. Negli 8 laboratori, decentrati in altrettante chiese di Treviso e animati da 16 guide sotto la supervisione di don Antonio Scattolini ed Ester Brunet del progetto pastorale Ar- Theò di Verona, si è riflettuto sulle ferite e sulla possibilità di cura a cui questo tempo ci ha messo di fronte. Il ritorno a San Nicolò ha coinciso con la bella riflessione sulle ferite dell’umanità che, partendo da «Il clown ferito» opera di Georges Rouault, don Antonio ed Ester hanno offerto ai presenti e poi con l’intensa cerimonia del Mandato presieduta da mons. Mario Salviato. Il Vicario episcopale per il Coordinamento della Pastorale,, partendo da Ef 4,1-11 nonché richiamando le parole di papa Francesco, ha invitato i catechisti a rimanere in Colui che è la sorgente della nostra vita e, così, abbattendo qualsiasi muro di separazione, divenire veri artigiani e generatori di comunità. Dimorare in Cristo, ecco cosa significa “Costruire in alta quota”! (Vincenzo Giorgio)

 

(tratto da La Vita del popolo di domenica 26 settembre 2021)

Quaresima: iniziative di preghiera e carità proposte dagli uffici diocesani per giovani, adulti, famiglie

Sono numerose e variegate le iniziative programmate dagli uffici pastorali e dall’Azione cattolica per questo  tempo liturgico, spesso ideate coordinandosi fra i diversi uffici. Iniziative, scrive il vicario per la pastorale,  mons. Mario Salviato in una lettera ai sacerdoti che “sono state pensate non per sostituirsi a quanto nelle parrocchie o nelle Collaborazioni pastorali si è già programmato, ma come ulteriore opportunità, da vivere in comunità o nei gruppi, sia in famiglia che personalmente”. Iniziative – molte in modalità “online” – per la preghiera, personale o in famiglia, per la carità e per l’approfondimento, anche con l’aiuto dell’arte.

Materiali e link si possono trovare nel sito internet della diocesi (“Proposte Quaresima 2021”).

Per la preghiera

  • “Celebrazione vigiliare” del sabato, in famiglia, personale o assieme ad altri, in attesa della celebrazione eucaristica domenicale. Due modalità di proposta, offerte settimanalmente, a cura degli Uffici liturgico, catechistico e della pastorale famigliare. –
  • “A passi di Parola giovani e giovanissimi” per un accompagnamento alla preghiera a partire dal Vangelo della domenica, con cadenza settimanale, a cura dell’Ufficio di pastorale giovanile.
  • “Preghiamo nel cuore di ogni giorno”: meditazioni per quattro mercoledì (dal 24 febbraio al 17 marzo) con i testimoni della santità laicale (promossa da Ac e Pastorale della salute).
  • “Preghiere e riflessioni di Quaresima” (da “Carità insieme”, sussidio a cura degli Uffici “Area Prossimità”)
  • Iniziative promosse dall’Ac: Weekend spirituale per adulti (over 30), in modalità online (guide: Anna Maria e Umberto Bovani del centro di spiritualità domestica di Boves); Due ritiri spirituali, in collaborazione con l’Ufficio di pastorale della salute; “Pit stop” spirituale per giovani; Tabor: esperienza di spiritualità per Giovani 19-20enni; Giornata di spiritualità per giovanissimi (15-18enni).

Per la carità

  • Colletta “Un pane per amor di Dio” a sostegno delle nostre missioni diocesane in Ciad, in Brasile, in Paraguay e in Ecuador (Centro Missionario)
  • Raccolta fondi a sostegno dei campi migranti in Bosnia-Erzegovina (promossa dalla Caritas)
  • Raccolta fondi a sostegno dei ragazzi in situazione di povertà educativa, sostegno a doposcuola parrocchiali e a incontri educativi nelle scuole, acquisto di materiale per la didattica a distanza (Caritas).

Per l’approfondimento

  • “Diritti congelati. Il dramma dei migranti in Bosnia-Erzegovina”. Incontro online di riflessione, promosso da Caritas, sul dramma dei migranti della rotta balcanica (lunedì 22 febbraio 2021, ore 20.30, YouTube Caritas).
  • “Sulla via della bellezza”. Tre appuntamenti di lettura di opere d’arte presenti in diocesi (promossi dall’Ac in collaborazione con l’Ufficio diocesano di Arte Sacra)

L’amore che guarisce: giornata del malato l’11 febbraio a Madona Granda

La Giornata del malato, martedì 11 febbraio, festa della Madonna di Lourdes, sarà celebrata nella nostra Diocesi nel santuario mariano di Santa Maria Maggiore (Madona Granda), con la messa presieduta dal Vescovo alle ore 15.30.

Pubblichiamo la riflessione di don Antonio Guidolin, direttore dell’ufficio diocesano per la Pastorale della salute, uscito nella pagina “Ti saluto fratello” della Vita del popolo di domenica 2 febbraio

L’aver scelto il “giovedì grasso”, e la discarica del paese, come il tempo e il luogo per apparire a Lourdes quell’11 febbraio 1858, potrebbe non sembrar essere la cosa più opportuna per Colei che lì si presentò come “Immacolata Concezione”. Eppure, nei tempi e nei luoghi di Dio nulla avviene a caso.
La giornata del malato, che san Giovanni Paolo II volle fosse festeggiata nella memoria della prima apparizione di Maria a Lourdes, sembra confermare la scelta del cielo compiuta in quella cittadina dei Pirenei, in anni ormai lontani. Il mistero del dolore viene, infatti, a togliere la maschera di eterno carnevale in cui tante volte ci si nasconde; così pure la vicinanza di Dio alla nostra umanità si attua in modo unico laddove la persona umana viene scartata a causa della sua fragilità. E chi più di una madre sa trovarsi nei luoghi e nei tempi meno adatti pur di farsi vicino a un figlio che soffre?
Dopo più di un secolo e mezzo Lourdes continua a parlare di questa predilezione di Dio a manifestare, in particolare attraverso la Vergine Maria, l’attenzione alla nostra povera umanità, debole e bisognosa di speranza. Al male, che abita e imputridisce il cuore dell’uomo e che si mostra anche nel male fisico, viene annunciata una radicale trasformazione. Come il carbone, sottoposto ad un forte calore e ad una forte pressione, si trasforma in diamante, così anche ciò che di noi appare più spregevole può trasformarsi in qualcosa di prezioso. Non sono certamente tecniche o competenze scientifiche a operare una tale trasfigurazione, ma solo la forza dell’amore. L’Immacolata non è la “perfettina”, ma Colei che, proprio perché non è segnata da alcuna macchia di egoismo, è totalmente rivestita di amore per i figli suoi, anche se peccatori.
A Lourdes si fa chiaro che la giornata del malato è giornata dell’amore che guarisce. Una guarigione che attraversa tutta la persona umana, ma il cui segno più evidente non è quello più appariscente. Ne seppe qualcosa il fondatore dell’Unitalsi, l’associazione di volontari che accompagna gli ammalati a Lourdes, Giovanbattista Tomassi. Giunto a Lourdes gravemente infermo, arrabbiato con Dio e con gli uomini, e perciò intenzionato a suicidarsi davanti alla Grotta, non mise in pratica l’insano gesto vedendo con quanto amore gli ammalati erano serviti da tanti volontari. Giovanbattista non guarì dal suo male, ma il suo cuore in putrefazione si trasformò profondamente.
Quest’anno il tema dei pellegrinaggi nella cittadina francese riprende le parole, pronunciate in quel luogo dalla Signora vestita di bianco, il 25 marzo 1858: “Io sono l’Immacolata Concezione”. La madre di Gesù è stata preservata, fin dal concepimento nel grembo di sua mamma, da quella radice di male che produce tutto ciò che non è conforme alla volontà d’amore di Dio. E’ un privilegio unico per Maria che, però, lungi dall’allontanarla da noi, ce la rende ancor più vicina, perché solo un amore infinitamente puro può farsi vicino a chi sta nella sporcizia del male, senza nessuna maschera di altezzoso giudizio. Accogliere Maria nella propria vita, in obbedienza al comando di Gesù sulla croce, significa ritrovarsi anche noi incamminati con lei sulle vie di una vicinanza umile ed affettuosa, ad ogni sofferenza umana senza alcun giudizio, ma infinitamente piegati a lenire, curare, guarire le piaghe di chi soffre nell’anima e nel corpo. Per questo Maria è l’immagine autentica e perfetta di ciò che tutta la Chiesa è chiamata ad essere. (don Antonio Guidolin)

Carità e profezia: formazione intervicariale per volontari Caritas

Il Cammino sinodale della nostra diocesi e i continui appelli che ci vengono da papa Francesco ci stimolano a comprendere come la carità è la profezia che parla all’uomo di questo tempo, che è capace di leggere i segni dei tempi condividendo gioie e dolori con ogni essere umano, che sa dialogare con la cultura e generare vita nuova. Una chiesa profetica che vive la carità ridiventa capace di consegnare il dono immenso del Vangelo. È una sfida impegnativa, che chiede di dismettere logiche di potere e di forza, ma è autentica e bella.
La carità è profezia se genera cambiamento e ha la capacità di trasformare o quantomeno di incidere significativamente in maniera positiva sulla cultura stessa, eventualmente anche senza parlare; senza cioè la necessità di dover per forza argomentare. La carità genera la cultura del dono e il dono più grande consiste nella restituzione della dignità della persona. Il magistero di papa Francesco e anche il Cammino sinodale della nostra diocesi, dunque, ci orientano a considerare che la pedagogia della carità oggi non può prescindere da un costante ed approfondito discernimento, che è parte integrante del percorso metodologico della Caritas. Inoltre, la dimensione educante della Caritas, per essere profetica e costruire cultura, deve promuovere il “bello”, deve prospettare una visione della bellezza che sia positiva, che aiuti a lenire le ferite. Tutto questo per noi oggi potrebbe quasi tradursi in una sorta di mandato ad essere “artisti di carità”.
La proposta di formazione, che qui presentiamo e realizzeremo nei vicariati della diocesi di Treviso, vuole offrire un momento di incontro e partecipazione, con i volontari Caritas che desiderano, partendo dalla Parola, riflettere sulla povertà e sul modo di operare Caritas. Saranno quattro le tematiche:
Una chiesa povera con e per i poveri ci aiuterà a cogliere che possiamo annunciare il Vangelo all’uomo d’oggi solo se ci spogliamo della nostra presunzione e del nostro orgoglio. È necessario guardare a Gesù, affidarci a Lui e scegliere la via della radicalità evangelica per entrare in sintonia con il cuore ferito di ogni uomo. Non si tratta solo di fare o di essere per i poveri, ma di essere e camminare con loro. Attraverso la testimonianza di segni semplici e veri, attraverso gesti poveri ma profetici, siamo chiamati ad avviare processi di vita nuova in cui viene affermato il valore sacro di ogni persona. Dio facendosi uomo ha ricolmato del suo amore e della sua grazia i passi del nostro cammino. Una chiesa povera con i poveri ci ricorda che «se la fede ci fa essere credenti e la speranza ci fa essere credibili, è solo la carità che ci fa essere creduti» (don Tonino Bello).
Abitare le periferie esistenziali ci aiuterà a cogliere che il Vangelo è vita, non è una sintesi di valori e idee buone per una convivenza pacifica e dignitosa. È necessario che cresciamo nell’amare questa umanità, questo mondo, questa storia con le sue fragilità e contraddizioni. Sono necessari gesti semplici che ci liberino dal ricercare l’ideale, per accogliere ed amare l’uomo concreto che incontriamo nelle strade della vita. Si tratta di vivere forme di prossimità e condivisione che ci aiutino a tracciare sentieri di solidarietà e ci donino di mantenere sempre viva la domanda sul senso della vita, sul senso della sempre sorprendente storia di alleanza tra Dio e l’uomo.
Essere chiesa in uscita ci aiuterà a cogliere che una profezia significativa, che oggi siamo chiamati a consegnare al nostro tempo, è quella di una chiesa capace di lasciare i propri schemi e di lasciarsi condurre dallo spirito anche su sentieri inediti e inesplorati. Essere chiesa in uscita significa essere capaci di tessere comunione, di costruire relazioni altre, nella continua ricerca della verità e della libertà. Una chiesa aperta che si lascia contaminare, e a volte anche ferire, come Gesù maestro… e questo solo per amore. È farsi piccoli, perché risalti la grandezza della Carità di Cristo. È, come dice San Paolo, riconoscere che siamo fragili vasi di creta che contengono un tesoro prezioso.
Dare voce a chi non ha voce ci aiuterà a cogliere che abitare e amare il mondo non significa offrire benevolenza, rimanendo alla finestra della storia a guardare. Gesù ha amato ogni uomo, ma si è schierato dalla parte dei più fragili e vulnerabili. Il Signore ci ricorda che la neutralità non è evangelica. Si tratta di affermare il primato della vita, di stare dalla parte degli ultimi dando voce a chi è scartato dalle logiche di forza e potere. Si tratta di riscoprire il mandato a custodire i propri fratelli e di lottare per la giustizia e l’equità. Significa avere a cuore l’unità della famiglia umana, riconoscendo il valore di ciascuno. Più che mai nel contesto attuale questa voce è chiamata ad essere un richiamo profetico, capace di scuotere le coscienze anestetizzate, per abbattere il muro dell’indifferenza e le malvagie logiche dello scarto.

 

Il calendario:

Il percorso “Carità e profezia ” è promosso da Caritas Tarvisina in collaborazione con i Vicariati della diocesi, si svolgerà in 4 serate e in 4 punti della diocesi, nei mesi di ottobre-novembre. Di seguito i luoghi e le date degli incontri, per tutti i vicariati.
Castelfranco presso il Patronato S. Pio X (parrocchia di S. Maria della Pieve) in Borgo Pieve per i vicariati di Castelfranco, Asolo, Montebelluna, Castello di Godego, nei giorni 18-21-28 ottobre e 4 novembre.
Noale in Oratorio in via G.B. Rossi, 25/A, per i vicariati di Noale, Mogliano, Mirano, Camposampiero, nei giorni 15-22-29 ottobre e 5 novembre.
Treviso all’oratorio della chiesa Votiva in via Venier 34, per i vicariati di Treviso, Paese, Nervesa, Spresiano nei giorni di 16-23-30 ottobre e 6 novembre.
Roncade all’oratorio della Chiesa di Tutti i Santi, in via Pantiera, 2 per i vicariati di Roncade, Monastier, San Donà di Piave, nei giorni di 17-24-30 ottobre e 7 novembre.
Tutti gli incontri inizieranno alle 20.30. Per informazioni: Paola Favaro 0422-1578009 ascolto.caritas@diocesitreviso.it

Incontro dei missionari con il Vescovo: a Falzè martedì 16 luglio

La gioia del Vangelo ci spinge ancora una volta a “prendere il largo” e rinnovare con fiducia il nostro “sì” al Signore Gesù che ci chiama ad essere suoi discepoli-missionari. Questo lo riconosciamo anche nella disponibilità di molti giovani della nostra Diocesi che assieme al Gruppone missionario partiranno nei mesi estivi per vivere diverse esperienze di missione. Papa Francesco sta invitando con forza tutta la Chiesa ad uscire, a raggiungere le periferie esistenziali dove l’umanità attende il Vangelo che è Buona Notizia di vita, di vita in abbondanza per tutti! Lo Spirito Santo invia i discepoli fino ai confini della Terra, ad annunciare il Regno. Avremo modo nel mese missionario straordinario di ottobre di continuare la riflessione sulla missione e il rilancio dell’animazione missionaria nella nostra Diocesi. Ci vogliamo inoltre mettere in ascolto di quanto le Chiese sorelle ci suggeriscono: il Sinodo sull’Amazzonia sicuramente ci farà pervenire intuizioni buone per tutta la Chiesa universale.
Si rinnova, inoltre, anche quest’estate, il tradizionale incontro con le missionarie e i missionari che durante il tempo estivo sono tra noi, in Diocesi. L’incontro con il Vescovo avviene sempre in un clima di semplicità, di fraternità e di ascolto e ci permette di realizzare uno degli obiettivi principali della pastorale missionaria: l’incontro tra Chiese sorelle. Quando le Chiese si incontrano c’è un dono reciproco che viene scambiato e che ci arricchisce vicendevolmente. L’incontro sarà a Falzè di Trevignano martedì 16 luglio alle ore 16. Passiamo parola a tutti quei missionari che rientrano per un tempo di vacanza. Li aspettiamo!

(Lucia Michielin, cooperatrice pastorale)