La Giornata del malato, martedì 11 febbraio, festa della Madonna di Lourdes, sarà celebrata nella nostra Diocesi nel santuario mariano di Santa Maria Maggiore (Madona Granda), con la messa presieduta dal Vescovo alle ore 15.30.
Pubblichiamo la riflessione di don Antonio Guidolin, direttore dell’ufficio diocesano per la Pastorale della salute, uscito nella pagina “Ti saluto fratello” della Vita del popolo di domenica 2 febbraio
L’aver scelto il “giovedì grasso”, e la discarica del paese, come il tempo e il luogo per apparire a Lourdes quell’11 febbraio 1858, potrebbe non sembrar essere la cosa più opportuna per Colei che lì si presentò come “Immacolata Concezione”. Eppure, nei tempi e nei luoghi di Dio nulla avviene a caso.
La giornata del malato, che san Giovanni Paolo II volle fosse festeggiata nella memoria della prima apparizione di Maria a Lourdes, sembra confermare la scelta del cielo compiuta in quella cittadina dei Pirenei, in anni ormai lontani. Il mistero del dolore viene, infatti, a togliere la maschera di eterno carnevale in cui tante volte ci si nasconde; così pure la vicinanza di Dio alla nostra umanità si attua in modo unico laddove la persona umana viene scartata a causa della sua fragilità. E chi più di una madre sa trovarsi nei luoghi e nei tempi meno adatti pur di farsi vicino a un figlio che soffre?
Dopo più di un secolo e mezzo Lourdes continua a parlare di questa predilezione di Dio a manifestare, in particolare attraverso la Vergine Maria, l’attenzione alla nostra povera umanità, debole e bisognosa di speranza. Al male, che abita e imputridisce il cuore dell’uomo e che si mostra anche nel male fisico, viene annunciata una radicale trasformazione. Come il carbone, sottoposto ad un forte calore e ad una forte pressione, si trasforma in diamante, così anche ciò che di noi appare più spregevole può trasformarsi in qualcosa di prezioso. Non sono certamente tecniche o competenze scientifiche a operare una tale trasfigurazione, ma solo la forza dell’amore. L’Immacolata non è la “perfettina”, ma Colei che, proprio perché non è segnata da alcuna macchia di egoismo, è totalmente rivestita di amore per i figli suoi, anche se peccatori.
A Lourdes si fa chiaro che la giornata del malato è giornata dell’amore che guarisce. Una guarigione che attraversa tutta la persona umana, ma il cui segno più evidente non è quello più appariscente. Ne seppe qualcosa il fondatore dell’Unitalsi, l’associazione di volontari che accompagna gli ammalati a Lourdes, Giovanbattista Tomassi. Giunto a Lourdes gravemente infermo, arrabbiato con Dio e con gli uomini, e perciò intenzionato a suicidarsi davanti alla Grotta, non mise in pratica l’insano gesto vedendo con quanto amore gli ammalati erano serviti da tanti volontari. Giovanbattista non guarì dal suo male, ma il suo cuore in putrefazione si trasformò profondamente.
Quest’anno il tema dei pellegrinaggi nella cittadina francese riprende le parole, pronunciate in quel luogo dalla Signora vestita di bianco, il 25 marzo 1858: “Io sono l’Immacolata Concezione”. La madre di Gesù è stata preservata, fin dal concepimento nel grembo di sua mamma, da quella radice di male che produce tutto ciò che non è conforme alla volontà d’amore di Dio. E’ un privilegio unico per Maria che, però, lungi dall’allontanarla da noi, ce la rende ancor più vicina, perché solo un amore infinitamente puro può farsi vicino a chi sta nella sporcizia del male, senza nessuna maschera di altezzoso giudizio. Accogliere Maria nella propria vita, in obbedienza al comando di Gesù sulla croce, significa ritrovarsi anche noi incamminati con lei sulle vie di una vicinanza umile ed affettuosa, ad ogni sofferenza umana senza alcun giudizio, ma infinitamente piegati a lenire, curare, guarire le piaghe di chi soffre nell’anima e nel corpo. Per questo Maria è l’immagine autentica e perfetta di ciò che tutta la Chiesa è chiamata ad essere. (don Antonio Guidolin)