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Ascolto sinodale per il Consiglio pastorale diocesano

Il cammino sinodale, con un intenso momento di ascolto e condivisione, è arrivato anche nel Consiglio pastorale diocesano. L’incontro si è svolto lunedì scorso, 21 febbraio, in casa Toniolo, e per buona parte della serata si è svolto in piccoli gruppi. “In quali occasioni ho vissuto la partecipazione al Cpd come esperienza di Chiesa che cammina insieme? Quali gioie e quali difficoltà ho sperimentato?”. Queste le domande a cui è stato chiesto di rispondere. Interrogativi che hanno fatto camminare il Consiglio allo “stesso passo” degli altri gruppi, organismi, associazioni, realtà parrocchiali che proprio sul “vissuto di Chiesa” si stanno reciprocamente ascoltando in queste settimane. Anche se si trattava di un organismo diocesano particolarmente significativo e per certi aspetti “allenato” al discernimento comunitario, la domanda non era comunque scontata, come è emerso dal confronto nei gruppi.

La sintesi, riportata in assemblea a conclusione della serata, ha messo in evidenza la ricchezza ecclesiale e umana dell’esperienza, senza tacere, però, la domanda di una maggiore incisività dell’organismo, che a volte, secondo quanto emerso, ha sperimento anche fasi di inconcludenza o di discussioni per “addetti ai lavori”, nelle quali a fatica sono entrate la vita dei laici, una lettura su ciò che ci dice la storia, tematiche anche più concrete. Anche a livello metodologico, è stato chiesto che i momenti di incontro in gruppi ristretti abbiano poi un “ritorno” più evidente.

Prima della presentazione della sintesi, il vescovo Michele ha consegnato ai presenti il nuovo statuto del Consiglio pastorale diocesano. Un testo, discusso nei mesi scorsi in modo approfondito, che risente positivamente del “principio sinodale”, di cui si parla nel decreto d’istituzione scritto dal Vescovo.
Mons. Tomasi ha sottolineato, in particolare, l’articolo 2 del nuovo statuto: “Il Cpd, sotto l’autorità del Vescovo, alla luce della Parola di Dio, attento ai segni dei tempi e in ascolto delle varie comunità e realtà diocesane, ha il compito di studiare, valutare e proporre orientamenti e conclusioni operative in relazione al cammino pastorale della Diocesi”. Significativo anche il fatto che i due laici indicati da ciascun vicariato siano eletti dai laici dei Consigli di Collaborazione pastorale. Prevista anche la costituzione di commissioni di approfondimento tematico.

Il Vescovo, durante l’incontro, ha anche introdotto un breve dibattito sulle celebrazioni che nel 2023 saranno dedicate a san Pio X, nel 120° anniversario della sua elezione a papa. Un’occasione, ha sottolineato mons. Tomasi, per approfondire alcune caratteristiche di papa Sarto “pastore”, ma anche per continuare a valorizzare le molte figure di santi e testimoni esemplari di cui la nostra Chiesa è ricca. (Bruno Desidera – La Vita del popolo)

 

Consiglio presbiterale

Cammino sinodale: preti in ascolto

I sacerdoti hanno vissuto un’esperienza di ascolto sinodale, a partire dalla loro esperienza di membri dell’organismo di corresponsabilità che coadiuva il Vescovo. Molte le ricchezze emerse, insieme alle fatiche, ma nella comune passione per la Chiesa

“Non sono più capace di pensarmi da solo come prete. L’esperienza che stiamo vivendo da qualche anno in Diocesi e che ora approfondiamo a livello di Chiesa italiana e universale, mettendo al centro la sinodalità, il camminare insieme, è un percorso fondamentale per la nostra comunità diocesana e per il nostro stesso presbiterio”. E’ la riflessione di un prete della nostra diocesi, una delle numerose e profonde sottolineature emerse lunedì 24 e martedì 25 gennaio in occasione dell’esperienza di ascolto sinodale vissuta dal Consiglio presbiterale. Un ascolto preparato e accompagnato dalla professoressa Giuseppina De Simone, che è docente di Filosofia della religione e Teologia alla Pontificia Università Lateranense e docente di Teologia alla Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale – Sezione San Luigi; da alcuni mesi è, inoltre, membro della Commissione Cei per il Cammino Sinodale delle Chiese in Italia. La prof. De Simone ha indicato le coordinate di metodo per la riflessione, che è stata poi vissuta, nella forma della “conversazione spirituale”, in piccoli gruppi e con l’aiuto dei membri dell’équipe sinodale diocesana. La “due giorni” è stata vissuta negli ambienti del Seminario diocesano, che con i suoi spazi ha permesso di vivere in sicurezza tutti i momenti.
Il Vescovo, nella Lectio divina che ha introdotto l’incontro ha invitato a mettersi alla scuola della Parola, in particolare facendo riferimento al testo della Lettera ai Romani, nella quale l’apostolo Paolo “mostra le conseguenze pratiche, vitali e concrete del vivere la fede nel Signore crocifisso e risorto”, come membra diverse dell’unico Corpo di Cristo: è Lui la “forma” delle nostre comunità, che vivono di pluralità già integrate tra loro. “In un tempo di radicali cambiamenti, in cui vogliamo confrontarci tra di noi, ascoltarci per arrivare al discernimento che ci dice come dare dimensione alle varie parti che compongono la nostra Chiesa – ha detto il Vescovo -, sappiamo che se lasceremo parlare lo Spirito in noi, se lo ascolteremo, se continueremo ad avere come misura il Vangelo, ciò che risulterà sarà una forma bella, perché sarà ancora Corpo di Cristo, espressione vivente del Vivente”.
Mons. Tomasi ha messo in luce le caratteristiche e le conseguenze dell’essere “membra gli uni degli altri”, invitando a vivere il confronto come un “donarsi pienamente”, in particolare sui temi della condivisione della responsabilità – alla quale il Consiglio presbiterale è chiamato -, del servizio alle comunità, della vita liturgica, della carità, dell’impegno nella società e nella nostra cura per il creato, della solidarietà verso il mondo, della cura e dell’attenzione per i sentimenti, per ciò che viviamo: “Ciò che condividiamo oggi è parte di noi e della nostra vita, ha a che fare con speranze e con attese, con ferite, con fragilità. Con il bisogno di essere davvero parte gli uni degli altri”.

Un vissuto da riconoscere e interpretare
Il metodo adottato per l’ascolto nei gruppi è stato quello di “riconoscere, interpretare, scegliere”. Riconoscere quanto si è vissuto; interpretare, ossia leggere in profondità l’esperienza in ordine alla quale si è fatto esercizio di ascolto, lasciandone affiorare i motivi di gioia ma anche i nodi e le difficoltà; scegliere alcune prospettive di impegno per il Consiglio presbiterale, “strade che si aprono per renderne più trasparente e incisiva la forma comunionale, in una condivisa assunzione di responsabilità”. Dopo l’ascolto reciproco i singoli gruppi hanno proposto una loro sintesi di ciò che più ha colpito, che poi è stata unificata in un testo finale, le cui risonanze sono state condivise nel secondo giorno dei lavori. Momento prezioso anche per i laici presenti, che hanno preso parte ai gruppi per “facilitare” l’ascolto e raccoglierne i frutti.

Sinodalità, uno stile da assumere
“Il clima positivo sperimentato nei piccoli gruppi, la conoscenza tra di noi, il rispetto e la stima reciproca ci hanno permesso di vivere un’esperienza di autentico ascolto e di autentica e bella sinodalità. Abbiamo scoperto che l’ascolto è prima di tutto dono dello Spirito, e che lo Spirito suscita domande più che risposte – sottolinea il testo -. Fare esperienza di questo metodo può aiutarci ad assumere nel tempo, sempre più e sempre meglio una prospettiva sinodale”.
E ancora: “È stato prezioso riscoprire che ognuno di noi ha una sua bellezza nel vivere il ministero di presbitero, nella sua diversità; nonostante le fatiche, le disillusioni della vita che tutti noi affrontiamo, quando parliamo della nostra Chiesa siamo ancora capaci di entusiasmarci, con la passione e la speranza di poter cambiare. E’ stato un momento prezioso di verifica del cammino fatto, per condividere il nostro sguardo sulla Chiesa, nella consapevolezza che nei preti della Diocesi c’è un modo di sentire comune, un desiderio e una speranza per il futuro”.
Luogo di confronto aperto
Importante lo spazio dato all’esperienza che ciascuno fa del Consiglio Presbiterale, che viene avvertito come “un’esperienza di fraternità tra presbiteri, un luogo di relazione importante e di sostegno reciproco tra preti. È un luogo di corresponsabilità, incoraggiata dal Vescovo, uno spazio in cui si capisce che la cura della diocesi è affidata al Vescovo con il suo presbiterio. E ancora, è un’esperienza di comunione nella diversità delle sensibilità e dei doni, segno e frutto della comunione nella nostra Chiesa diocesana, consapevoli che la comunione cresce se si accetta di mettersi in gioco.
Il Consiglio presbiterale – è stato riconosciuto da tutti – è un luogo in cui si respira la passione per la Chiesa, nonostante le fatiche. E la partecipazione a questo organismo aiuta ad allargare lo sguardo oltre il proprio servizio, a sentirsi parte di una Chiesa diocesana; indica uno stile che i preti sono chiamati ad assumere anche nelle Collaborazioni Pastorali e in altri luoghi in cui esercitano il loro ministero, è un luogo di confronto aperto, in cui si sperimenta la parresia, pur in presenza di posizioni diverse. Dal Consiglio presbiterale in questi anni sono venuti stimoli importanti – è stato sottolineato – ad esempio, ad avere maggiore attenzione alla vita concreta dei preti, in particolare a quelli in difficoltà (l’istituzione di un vicario per il clero è un segno di quest’attenzione); è stato importante aver messo a tema l’identità del presbitero; significativo anche lo stimolo a fare rete nel territorio, soprattutto con le amministrazioni locali, in particolare a servizio dei poveri. Molto positivamente è stato valutato anche il cammino sinodale diocesano vissuto negli scorsi anni, che ha abituato a uno stile nuovo e ha fatto crescere la stima reciproca fra preti e con i laici, come anche il confronto e l’interazione avviata fra Consiglio Presbiterale e Consiglio Pastorale Diocesano.
Tra le fatiche sono state messe in luce un certo disincanto, specie in ordine al cammino del Sinodo, poiché alcune esperienze passate non sono state verificate o non hanno portato a scelte concrete, così come una certa distanza dei temi trattati rispetto alla vita pastorale concreta.

Nuovi passi da compiere, insieme
Partendo dalle esperienze positive narrate di Consiglio presbiterale, sono emersi passi ulteriori da compiere per una migliore espressione dell’identità di questo organismo, perché possa diventare sempre più luogo di fraternità, segno di comunione, attuazione della corresponsabilità. Tra questi passi, la proposta di un maggiore coinvolgimento di tutto il presbiterio, l’impegno a far crescere “un ascolto coraggioso dello Spirito Santo attraverso l’ascolto dell’altro, come pure un serio ascolto della storia, della vita sociale, e pure delle ferite personali e comunitarie”.
Certo è un cammino che richiede impegno, fatica, che “ha bisogno di cura – ha ricordato il Vescovo -. Ma è un percorso possibile, nell’amore del Signore”.

Aperto in Diocesi il percorso del Sinodo: l’invito del Vescovo a camminare nella luce, a guardare e ad ascoltarci, per poter narrare insieme come viviamo il nostro essere Chiesa

Un invito a camminare insieme, tutti i battezzati, in ascolto della Parola e della vita, vivendo nella luce e portando la luce ai nostri compagni di strada, lasciandoci guidare dallo Spirito Santo, perché “se gli lasciamo spazio, se gli doniamo tempo Lui ci parla, ci indica la strada”. E’ l’augurio del vescovo Michele espresso durante la celebrazione diocesana di apertura del Sinodo dei Vescovi e del Cammino sinodale della Chiesa italiana, domenica 17 ottobre, nel tempio di San Nicolò, a Treviso.

Una celebrazione iniziata alle porte della chiesa con la benedizione dell’acqua, il rinnovo delle promesse battesimali e il rito di aspersione dell’assemblea da parte dei diaconi. Poi la processione, preceduta dal libro del Vangelo, e con un’icona mariana, accompagnata dal canto della Litania dei santi.

La Parola dal Vangelo secondo Luca (8,16-21), centrata sulla luce e sull’ascolto, è stata al centro dell’omelia del vescovo Michele (qui sotto il testo integrale).

Poi l’invocazione dello Spirito, perché illumini e sostenga il cammino di rinnovamento della Chiesa, e le preghiere dei fedeli ispirate ai 10 nuclei tematici del Documento preparatorio del Sinodo.

Al termine, il Vescovo ha ricordato che “il processo di ascolto ci aiuterà ad incontrarci, a scoprirci fratelli e sorelle, a rinvigorire i motivi della nostra speranza. Tra oggi e aprile dell’anno prossimo faremo proposte per compiere serenamente questo processo di parola e di ascolto”. Mons. Tomasi ha anche annunciato che sarà il vicario per il coordinamento della Pastorale, mons. Mario Salviato, ad assumere il coordinamento del percorso, mentre Marialuisa Furlan, segretaria del Consiglio pastorale diocesano e Andrea Pozzobon, co-direttore dell’Ufficio per la pastorale della famiglia della Diocesi, saranno i referenti diocesani di questo cammino.

Dopo la benedizione, coloro che hanno portato le lampade, illuminate dalla Parola e dalla preghiera di tutta la comunità, sono usciti in processione, con le lampade accese, per significare, come ha ricordato il Vescovo, che “tutti insieme siamo chiamati a vivere della luce della Parola, della luce dell’amore di Dio, sulle nostre strade, nel nostro tempo”.

 

OMELIA DEL VESCOVO MICHELE TOMASI:

Abbiamo incominciato dalla memoria del Battesimo, oggi: là è la nostra origine, ciò che ci accomuna, il principio che ci salva.

Ricordo le parole che a questo proposito ci ha rivolto Papa Francesco nel discorso all’apertura del sinodo, sabato della settimana scorsa:

“La partecipazione è un’esigenza della fede battesimale. […] Se manca una reale partecipazione di tutto il Popolo di Dio, i discorsi sulla comunione rischiano di restare pie intenzioni. Su questo aspetto abbiamo fatto dei passi in avanti, ma si fa ancora una certa fatica e siamo costretti a registrare il disagio e la sofferenza di tanti operatori pastorali, degli organismi di partecipazione delle diocesi e delle parrocchie, delle donne che spesso sono ancora ai margini. Partecipare tutti: è un impegno ecclesiale irrinunciabile! Tutti battezzati, questa è la carta d’identità: il Battesimo”.

Camminiamo insieme.

Abbiamo poi invocato i santi, e molti tra loro hanno vissuto, lottato, amato in questa nostra terra, sono «santi di casa», veri compagni di strada: il cammino sinodale della chiesa non incomincia oggi, non è incominciato ieri: è il cammino del popolo che a partire da Gesù e gli apostoli ha attraversato i tempi e gli spazi della storia per arrivare a noi…la processione è lunga! E quante avventure affascinanti e appassionanti in quelle storie, evocate dai nomi dei fratelli e delle sorelle che ricordiamo ancora, perché in un modo o nell’altro la loro vita è stata una luce. Conoscendoli meglio potremo imparare molto.

Camminiamo insieme.

Abbiamo ascoltato la proclamazione della Parola di Dio. Quanta luce c’è in quanto ci viene donato e affidato. Quanta forza, quanta vita. Quanta energia di speranza e di futuro che aspetta solamente di essere vista, di essere accolta e riflessa e amplificata. Di diffondersi e di crescere. Quanti rischi, certo, ci aspettano nell’avventura umana vissuta negli orizzonti infiniti di un amore che ha forza di eternità, dono che non contempla riserve, ma anche quanta bellezza ed attrattiva contenute in una vita non scontata, non grigia, non banale. Quanta luce si diffonde se la mia lampada arde assieme alla tua, alla vostra, a quelle di tutti gli altri, compagni di strada.

Camminiamo insieme.

Guardate il potenziale di rinnovamento, di futuro: guardate che promessa di vita nuova, reale, concreta ci viene incontro per esempio nell’Eucaristia: nel momento più buio, quello dell’incomprensione, del tradimento e del rinnegamento, della fuga degli amici, della vergogna e del dolore, Gesù consegna ai suoi – a noi – un pane e un vino, la sua vita intera, presenza che supera ogni barriera, che nutre ogni progetto, che alimenta ogni speranza. Un pane e un vino che sanno di buono, che sanno di vita vera.

Il Beato Angelico, il grande artista del quattrocento che nella preghiera «vedeva» la Parola di Dio e in essa angeli e luce, e ci ha regalato la visione del suo ascolto in dipinti di bellezza commovente, ha detto un giorno che «L’oscurità del mondo è soltanto un’ombra. Dietro di essa e tuttavia alla nostra portata, si trova la gioia. In quest’oscurità ci sono uno splendore e una gioia ineffabili, se soltanto potessimo vederli».

Abbiamo forse neutralizzato questa carica, questa forza?

Quando abbiamo smesso di vedere ciò che ascoltavamo? Quando la nostra sordità ci ha reso ciechi?

Sterilizziamo  la forza del dono di Dio se smettiamo di vedere che la reale presenza di Cristo nel pane e nel vino è anche la sua presenza “quando due o tre sono riuniti nel suo nome”, e che quella presenza è la stessa che incontriamo nell’affamato, nell’assetato, nell’abbandonato, ogni volta che andiamo a prenderci cura dei suoi concreti e reali bisogni e lo incontriamo per amor suo, finendo per trovarci faccia a faccia con l’amore stesso, con Dio amore, bruciante più del roveto ardente o di ogni cuore innamorato.

Troppe volte ne abbiamo fatto un rito stanco, che non incuriosisce – almeno questo lo dovrebbe, ancora – chi ha sete di esperienze profonde ed autentiche, che non fa porre almeno una domanda ai giovani, che non dà sollievo almeno per un poco agli sconfitti ed ai colpiti dalla vita.

State attenti. Guardate come ascoltate! Ci ricorda il Signore Gesù.

Quando è stato l’ultima volta che ho avuto un tuffo al cuore ascoltando il racconto di un desiderio, di un bisogno, di una fatica, di una gioia?

Quando e dove si vede ancora che nella Chiesa stiamo ascoltando la Parola di Dio?

Se viviamo relazioni sincere tra noi e con gli altri, ce ne verranno donate sempre di nuove, se ci chiudiamo rimarremo isolati: “a chi ha sarà dato, e a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere”.

Ciò che crede di avere, capite? Anche le relazioni che già viviamo possono sempre essere più profonde, più autentiche; le nostre priorità potrebbero contribuire di più alla nostra vera umanizzazione: siamo sicuri che le nostre aspirazioni, i nostri obbiettivi personali e comunitari corrispondano davvero alla nostra vera realizzazione?

Se intorno vedo silenzio, solitudine, incomprensione, lotta e dissidio, indurimento su posizioni che non sanno più confrontarsi tra di loro, allora davvero mi viene tolto anche quello che ho, quello che credo di avere.

Abbiamo davvero smesso di guardare illuminati dalla Parola?

Non posso credere che i cristiani vogliano credere di più all’evidenza dell’oscurità piuttosto che alla bellezza della chiamata a diffondere nel mondo la luce di Dio!

Guardiamo bene, come ascoltiamo!

Torniamo allora a ricordare qual è stato il momento, quale la scintilla grazie alla quale siamo diventati, ad un certo punto, discepoli di Cristo e lo siamo rimasti nonostante tutto.

Cerchiamo nella nostra memoria i volti, i nomi e le storie di tutti coloro che ci hanno aiutato in questo cammino, che hanno dato inizio a questa nostra storia, a coloro che abbiamo incontrato per strada, a coloro senza i quali non potremmo nemmeno immaginare di essere e rimanere cristiani.

Nell’estate dell’anno scorso mi era parso bene – in molte celebrazioni nelle parrocchie che ho avuto la grazia di vivere – di invitare con una certa urgenza i fedeli a ricordare il volto e il nome di chi sedeva prima della chiusura a causa della pandemia accanto a loro nella messa e per un motivo od un altro, non si era più incontrato al momento della riapertura e ad interpellarli, per quanto possibile: «dove sei, perché non ci sei più? Stai male, o non ti interessa più ciò che viviamo? Non posso vivere senza nemmeno provare a venirti a cercare».

Ripartiamo ancora da qui. E chiediamoci come potremo incontrare tutti coloro che ci piacerebbe avere con noi e che ci hanno lasciato, per i quali non siamo più interessanti, per i quali non siamo più una comunità alla cui vita valga la pena di partecipare.

Ripartiamo anche da coloro che non abbiamo mai raggiunto (è anche questo un volto della missione).

Pensiamo ai giovani.

Pensiamo al ruolo e allo spazio dato alle donne.

Al mondo della cultura, ai tanti che con il lavoro si impegnano alla costruzione di questo nostro mondo.

Pensiamo ai poveri: sono una categoria sociologica, un problema, un fastidio? Mi viene in mente il volto di qualcuno in particolare, se penso «ai poveri»? Mi viene in mente un nome? Anche questo è ascolto, anche questo è stare attenti e guardare come ascoltiamo.

Fra poco invocheremo lo Spirito Santo: non è una preghiera qualunque, o un atto formale. È lo Spirito di Dio, lo Spirito che è Dio a illuminarci, a parlarci, ad allargare i nostri orizzonti. È lo Spirito di Dio, il respiro di Dio, il vero soggetto del Sinodo. Se gli lasciamo spazio, se gli doniamo tempo Lui ci parla, Lui ci indica la strada. Lui sarà presente ogni volta che qualcuno prenderà la parola e qualcun altro sarà là ad ascoltare, a lasciarsi toccare e trasformare. Lui sarà soffio di vita e di novità ogni volta che daremo spazio alle questioni che più ci toccano e ci preoccupano, ci muovono e ci interessano, e sapremo credere che proprio là la Parola ci chiede di prendere posizione. Là essa illumina i nostri passi, ci permette di scorgere lo sguardo di fratelli e sorelle, e di vincere le mille paure che ci legano e tentano di bloccarci.

Prendiamoci cura gli uni degli altri. Rendiamo «spirituale» il nostro tempo assumendone con amore tutta la carne, tutta la concretezza.

Lo Spirito di tenerezza ci accoglie e ci ama tutti interi, là dove siamo, così come siamo. Con la sua carezza ci incoraggia a crescere in umanità, in umanità fraterna.

Pregheremo di più quest’anno. Lo faremo insieme, in ascolto della Parola di Dio e della vita. Impareremo ad incontrarci in modo semplice, senza maschere e anche senza pretese eccessive.

Di fronte alle domande del tempo scopriremo la prospettiva esigente e liberante del Vangelo. Ciascuno imparerà che è possibile raggiungere la propria felicità solamente lottando per quella degli altri, e che vedrà curate le proprie ferite chinandosi su chi ha bisogno. Insieme ci verrà donato di essere luminosi, accoglienti, pacifici e forti. Diventeremo fratelli, sorelle e persino madri, generatori di vita nuova, ascoltando la voce di tutti.

Stiamo attenti, allora, guardiamo come ascoltiamo e vedremo realizzarsi ciò che abbiamo ascoltato.

 

Un Sinodo in ascolto del futuro: tutte le tappe del cammino. Convocazione di inizio a Treviso il 17 ottobre a San Nicolò

Una lettera ai vescovi italiani per aggiornare su quanto fatto finora nel cammino sinodale – percorso ancora in evoluzione – in attesa della sessione autunnale del Consiglio episcopale permanente (27-29 settembre) e dell’Assemblea Generale Straordinaria della Cei (22-25 novembre 2021). Ad inviarla nei giorni scorsi la presidenza della Cei, ricordando che il cammino sinodale delle Chiese in Italia si è avviato nella 74ª Assemblea Generale della Conferenza episcopale italiana, del maggio scorso. Nella sessione straordinaria del Consiglio episcopale permanente, svolta in videoconferenza il 9 luglio, è stato tracciato, alla luce della Carta d’intenti presentata in Assemblea, un primo disegno del cammino, individuando un percorso quadriennale scandito da tre fasi correlate: narrativa, sapienziale e profetica. Intanto, la Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi ha diffuso il 7 settembre il Documento preparatorio e il Vademecum per orientare la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo. 

Epoca di dolore e di grazia 

“L’epoca che attraversiamo è colma di dolore e di grazia”, si legge nella lettera: “La crisi sanitaria ha svelato innumerevoli sofferenze ma anche enormi risorse. Le nostre comunità devono fare i conti con isolamento, disgregazione, emarginazioni e tensioni; la creatività che hanno espresso, ora messa alla prova dal perdurare della pandemia, racchiude un desiderio di relazioni profonde e rigeneranti”. È in questo contesto che Papa Francesco ha invitato ad avviare un cammino sinodale nazionale, la cui prima fase – narrativa – è costituita da un biennio in cui verrà dato spazio all’ascolto e al racconto della vita delle persone, delle comunità e dei territori.

Tre tappe per il cammino 

“Nel primo anno (2021-22) faremo nostre le proposte della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi per la XVI Assemblea Generale ordinaria; nel secondo anno (2022-23) la consultazione del popolo di Dio si concentrerà su alcune priorità che saranno individuate dall’assemblea generale della Cei del maggio 2022”, si legge nella lettera. La seconda fase – sapienziale – è rappresentata da un anno (2023-24) in cui le comunità, insieme ai loro pastori, “s’impegneranno in una lettura spirituale delle narrazioni emerse nel biennio precedente, cercando di discernere ciò che lo Spirito dice alle Chiese attraverso il senso di fede del popolo di Dio”. In questo esercizio saranno coinvolte le Commissioni episcopali e gli Uffici pastorali della Cei, le Istituzioni teologiche e culturali. La terza fase – profetica – culminerà, nel 2025, in “un evento assembleare nazionale da definire”, scrivono i vescovi: “In questo con-venire verranno assunte alcune scelte evangeliche, che le nostre Chiese saranno chiamate a riconsegnare al popolo di Dio, incarnandole nella vita delle comunità nella seconda parte del decennio (2025-30)”. “Il cammino sinodale non parte da zero, ma s’innesta nelle scelte pastorali degli ultimi decenni e, in particolare, nei Convegni Ecclesiali di Verona e Firenze”, precisa la Cei: il discorso del Papa a Firenze, insieme all’Evangelii gaudium, scandirà la traiettoria del percorso.

Consultazione capillare 

Il metodo è quello di “consultazione capillare” proposto dal Sinodo dei Vescovi, che prevede il coinvolgimento di parrocchie, operatori pastorali, associazioni e movimenti laicali, scuole e università, congregazioni religiose, gruppi di prossimità e di volontariato, ambienti di lavoro, luoghi di assistenza e di cura… “Per questo è fondamentale costituire gruppi sinodali diffusi sul territorio: non solo nelle strutture parrocchiali, ma anche nelle case e dovunque sia possibile incontrare e ascoltare persone”, la raccomandazione della Cei. Nella prossima sessione autunnale (27-29 settembre), il Consiglio episcopale permanente nominerà un Comitato con il compito di promuovere, sostenere e accompagnare il cammino. All’inizio di ottobre saranno consegnate le prime linee per il cammino sinodale e alcuni suggerimenti metodologici.

LA CONVOCAZIONE DIOCESANA A SAN NICOLO’ DOMENICA 17 OTTOBRE

Una settimana dopo l’avvio del Cammino sinodale della Chiesa universale, il nostro Vescovo aprirà il cammino in diocesi, in contemporanea con tutti i pastori delle chiese locali. Mons. Tomasi presiederà una Convocazione che si svolgerà nel pomeriggio di domenica 17 ottobre nel tempio di San Nicolò. Sarà l’inizio della fase diocesana del Sinodo dei Vescovi, fase che la Presidenza della Conferenza episcopale italiana ha deciso sia vissuta in tutte le diocesi d’Italia anche come primo anno del programmato cammino sinodale della Chiesa italiana. “Ci porremo in tal modo, fin da subito, dentro questi due percorsi sinodali – sottolinea mons. Mario Salviato, vicario per il coordinamento della Pastorale, in una lettera ai parroci -. Tale Convocazione diventerà pure occasione per riunirci come Chiesa in preghiera alla ripresa delle iniziative pastorali nelle parrocchie e in diocesi sospese nel periodo estivo”.