Archivio Tag: Caritas Tarvisina

Indicazioni del vicario generale e del direttore della Caritas

Emergenza Ucraina: modalità di aiuto per parrocchie e altre realtà ecclesiali

La Diocesi di Treviso, attraverso la Caritas, in relazione all’Emergenza legata a quanto sta accadendo in Ucraina, offre ai parroci, alle parrocchie e alle realtà ecclesiali le seguenti indicazioni.

  • È stata avviata una raccolta fondi da Caritas Italiana a beneficio di Caritas Ucraina e le Caritas dei paesi confinanti. È possibile fare la donazione diretta a Caritas Tarvisina attraverso bonifico bancario (causale “Europa/Ucraina”) tramite:

Iban: IT05 G 08399 12000 000000332325

Intestato a Diocesi di Treviso – Caritas Tarvisina.

Se si vuole avere la possibilità di usufruire delle detrazioni fiscali previste dalla legge si può fare la donazione al nostro braccio operativo Servitium Emiliani ONLUS:

Iban: IT55 H 08399 12000 000000318111.

Intestato a Servitium Emiliani ONLUS, braccio operativo di Caritas Tarvisina.

  • Al momento non vengono effettuate direttamente da Caritas raccolte di generi alimentari, coperte, farmaci o qualsiasi altro prodotto da inviare come aiuto umanitario. Non possiamo garantirne la consegna vista la situazione attuale.
  • Le parrocchie che volessero attivare l’accoglienza a persone provenienti dall’Ucraina, Caritas Tarvisina si rende disponibile nel sostenerle nelle pratiche relative all’ospitalità e alla richiesta della tessera sanitaria temporanea. Prendere contatti all’indirizzo di posta elettronica: accoglienza.migranti@diocesitreviso.it.
  • Qualora venisse adibito un punto di primo arrivo, gestito da Caritas diocesana, e ci fosse la necessità di volontari si possono segnalare disponibilità al seguente indirizzo di posta elettronica: accoglienza.migranti@diocesitreviso.it.
  • • Se dovesse esserci l’opportunità di mettere a disposizione le canoniche vuote in ragione dell’emergenza in corso, si coinvolga il consiglio pastorale parrocchiale e il consiglio parrocchiale per gli affari economici, si concordi con l’autorità comunale tale possibilità e si contatti l’Ordinario allo scopo di precisare tempi, modalità e sostegno economico.
  • Per eventuali informazioni rispetto al ricongiungimento familiare invitiamo a prendere contatto con la Prefettura di riferimento. Per Treviso tutti i contatti si trovano nella pagina: http://www.prefettura.it/treviso/contenuti/Ricongiungimenti_familiari-46467.htm.

Per aggiornamenti visitare il sito di Caritas tarvisina  dove si possono leggere e scaricare alcune schede esplicative sulla situazione, costantemente monitorata da Caritas italiana.

Don Giuliano Brugnotto,Vicario generale

don Davide Schiavon, Direttore Caritas

 

La prossimità che accorcia le distanze: bilancio di un anno di impegno Caritas in piena pandemia

Il 2020, un anno difficile, ognuno di noi può trovare sulla propria pelle le ferite portate dalla pandemia. Ma per chi vive nella marginalità le difficoltà si sono moltiplicate; basti pensare cosa vuol dire essere obbligati a stare in casa per chi una casa non ce l’ha. Ci siamo ritrovati tutti sulla stessa barca, seppur in condizioni molto diverse. Sembra importante rileggere quest’anno con le attenzioni che si sono vissute verso le persone più fragili, i più deboli, che hanno bussato alla porta della Caritas.

 

Il Centro di Ascolto diocesano e la Casa

della Carità

Il Centro di Ascolto diocesano ha continuato ad essere una porta aperta sulla città di Treviso, per l’accompagnamento delle persone senza dimora e, in parte, di nuclei familiari. In totale, 210 persone si sono rivolte per la prima volta alla Caritas diocesana (39 donne e 171 uomini). Dati in lieve calo, anche per il totale di ascolti annui (790), dovuto all’impossibilità di spostamento nel territorio e al ridimensionamento del servizio di ascolto, in parte telefonico, che cercava di vivere comunque la prossimità e la vicinanza a queste persone. In aumento sia i giovani che le persone di nazionalità italiana e asiatica; in diminuzione, invece, gli stranieri provenienti dall’Africa centrale e dall’Est Europa.

In totale 260 persone, di cui 19 donne, hanno usufruito dei servizi della Casa del Carità nel 2020. L’accoglienza notturna si è trasformata in una piccola comunità chiusa nel periodo del lockdown, offrendo agli ospiti una casa dove stare l’intera giornata. Anche i servizi di doccia, lavanderia e mensa si sono trasformati, adattandosi alle esigenze normative; con l’impegno degli operatori, che coprivano l’assenza dei volontari in certi periodi, è stata garantita l’apertura per tutti i giorni dell’anno. Sono aumentante le spese per poter farlo in sicurezza; ad esempio i costi per le pulizie sono più che raddoppiati, 38 mila nell’ultimo anno in confronto con i 17 mila euro del 2019, gli acquisti generali di alimentari e prodotti per l’igiene sono passati da circa 22 mila euro nel 2019 ad oltre 81 mila euro nel 2020. Comunque si è sempre fatto tutto con il cuore aperto, tendendo una mano a chi vive nella marginalità.

Volontariato e solidarietà

Tutto questo è stato possibile anche perché nell’ultimo anno si è riscontrato un forte aumento delle donazioni alla Caritas da parte di molte persone ed enti: oltre 446 mila euro di offerte ricevute a sostegno delle attività a livello locale e nel mondo e donazioni di beni materiali per un valore di più di 273 mila euro.

Non possiamo dimenticare che, insieme alla solidarietà, anche il volontariato è una preziosa risorsa che ci permette di offrire i servizi 365 giorni all’anno, garantendo 20 posti letto, 40 cene serali e la possibilità di fare una doccia o lavare i propri abiti alle persone senza dimora, anche nelle giornate faticose del lockdown. Nel 2020 abbiamo aiutato a ripensarsi ai volontari già presenti e sono stati formati un centinaio di persone nuove, di cui circa una trentina si sono inseriti nei servizi; tanti di loro sono tuttora in attesa di poter iniziare la collaborazione perché le normative limitano il numero di presenze contemporanee nei singoli locali.

Caritas nel territorio diocesano

Come Caritas diocesana ci siamo messi in ascolto delle Caritas parrocchiali, provando ad accompagnare e a dare indicazioni utili, sperimentato nuove modalità di contatto e di lavoro. In particolare, attraverso un’indagine rivolta ai Centri di Ascolto e di Distribuzione Caritas locali, che incontrano quotidianamente i bisogni delle persone in difficoltà nel territorio, abbiamo appreso la loro capacità di adattamento, di saper cogliere le sfide di questo tempo. La nostra Chiesa non ha smesso di vivere la Carità, di essere prossima, di mettersi a servizio, trovando modi nuovi e creativi per essere accanto agli ultimi, anche grazie al maggiore coinvolgimento dei giovani nelle realtà parrocchiali. Inoltre da parte del mondo civile c’è stato un incremento delle donazioni economiche e di beni alimentari: in particolare da parte di privati cittadini, da realtà non solo con scopo benefico, e da parte di vari esercizi commerciali.

L’83% dei Centri di Ascolto e Distribuzione ha registrato nel 2020 un aumento dei nuclei familiari assistiti (compresi i singoli) e la gran parte ha segnalato problemi legati alla perdita del lavoro e alla conseguente riduzione del reddito familiare. Ha colpito in particolare i lavoratori dipendenti e i lavoratori atipici e non regolari, che non hanno accesso agli ammortizzatori statali. Il principale bisogno è stato la richiesta di alimenti, sia come borsa spesa sia come sostegno economico. Anche i problemi legati all’abitazione, per il pagamento di bollette o affitti arretrati. Molti hanno registrato in aumento anche il bisogno di informazione rispetto a contributi pubblici. Così, in molti casi, il servizio si è indirizzato all’orientamento e all’assistenza nella compilazione dei moduli per l’accesso ai benefici.

 

Pro-muovere carità nei giovani e nelle scuole

È importante segnalare la disponibilità e l’entusiasmo dei giovani che hanno lavorato in Caritas prestando il loro servizio nell’Anno di Volontariato Sociale (AVS) ma anche tutti quelli che si sono lasciati interpellare. Purtroppo la pandemia ha segnato in modo particolare il mondo giovanile, aumentando le fatiche, la povertà educativa, la mancanza di risorse e strumentazione adeguata per seguire la didattica a distanza. L’impegno di Caritas nelle scuole nasce dal voler incontrare i giovani oltre le loro appartenenze; anche nel 2020 abbiamo proposto moduli formativi su diversi temi legati alle povertà, alla relazione di condivisione, alla responsabilità e allo sviluppo sostenibile. Così abbiamo, da una parte, rafforzato l’alleanza educativa con le scuole realizzando gli incontri anche a distanza, coinvolgendo circa 3.500 studenti di 175 scuole; dall’altra abbiamo incrementato la nostra presenza in alcune parrocchie della diocesi, in particolare a sostegno dei doposcuola, per costruire insieme interventi a contrasto delle povertà educative.

 

Carcere e l’attenzione verso i migranti

Caritas ha continuato l’attività di vicinanza alla complessa realtà degli istituti penitenziari, restando in contatto con chi li abita quotidianamente e constatando quanto, nel tempo di pandemia, sia stato forte il bisogno di relazione e ascolto dei detenuti. La progettualità “Sicomoro”, per l’accoglienza delle persone che hanno concluso il percorso penitenziario, è rimasta salda; anche in un tempo di chiusura, la porta di questa casa è rimasta aperta per offrire un’opportunità a chi, uscito dal carcere, non ha ancora un’abitazione e un progetto di vita.

Inoltre come Caritas abbiamo scelto di continuare a dare una risposta ai bisogni mutati dei migranti presenti nel nostro territorio, attraverso due progetti di accoglienza, “Maneo” presso casa Giavera e “Teranga”, con l’obiettivo di accompagnarli in percorsi di formazione e di ricerca attiva di lavoro per acquisire una sempre maggiore autonomia. Siamo stati vicini a questi giovani in quest’anno difficile che, per diversi di loro, ha comportato un’interruzione dei loro percorsi di inserimento lavorativo ed abitativo.

Promozione alla mondialità

La pandemia ha avuto ripercussioni significative e drammatiche nel nostro territorio diocesano e nelle nostre comunità, ma come Caritas abbiamo scelto di mantenere aperta una finestra sul mondo, sostenendo alcune progettualità in Paesi già messi a dura prova prima.

Nel 2020 è proseguito il sostegno ad alcuni progetti di cooperazione, con più di 257 mila euro. Tra questi il  progetto “Emmanuel” in Togo (sostegno alla casa di accoglienza per bambini sorcier-stregoni), il progetto “Coltiviamo la Speranza” in Mali (sostegno alla scuola agro-pastorale) e il progetto “Arka” in Serbia (sostegno alle attività di Caritas Valjevo, per il reinserimento sociale di persone con problemi di salute mentale).

Non siamo rimasti indifferenti neanche di fronte alle emergenze internazionali che hanno colpito alcuni Paesi e alle quali sono state destinate donazioni per più di 14 mila euro: l’esplosione a Beirut (Libano), il conflitto siriano, i terremoti in Albania e nell’Egeo e l’emergenza profughi lungo la Rotta Balcanica.

 

Vai al sito della Caritas tarvisina per scaricare il Bilancio sociale 2020

La buona accoglienza di Casa Giavera si rinnova: progetto diocesano finanziato dalla Cei

Un nuovo progetto coinvolge la storica Casa di accoglienza per immigrati di Giavera del Montello. Un progetto che ha “convinto” la Cei, che ha voluto finanziarlo.
Si chiama “Casa Giavera” ed è un concreto percorso di inclusione e di integrazione per cittadini stranieri in possesso del permesso di soggiorno per motivi umanitari. Attraverso quattro percorsi formativi residenziali, nell’arco di un anno, il progetto vuole fornire a 32 giovani rifugiati gli strumenti e le competenze utili per poter entrare autonomamente nel mondo del lavoro nel più breve tempo possibile e favorire la costruzione del proprio futuro.
Con il coinvolgimento di Caritas tarvisina e della diocesi di Treviso e la collaborazione della cooperativa sociale La Esse e del Centro diocesano di formazione professionale Opera Monte Grappa di Fonte, l’iniziativa è stata finanziata dalla Conferenza episcopale italiana nell’ambito della campagna nazionale “Liberi di partire, liberi di restare”. Selezionata tra 77 progetti di accoglienza e cooperazione nei paesi di emigrazione, transito e arrivo, il percorso di “Casa Giavera” è stato presentato venerdì 25 ottobre, in un incontro pubblico, con l’intervento dei diversi soggetti coinvolti e la condivisione di un momento conviviale.

La casa di accoglienza attiva dal 1990
Centro di accoglienza per persone straniere dal 1990 nel comune di Giavera del Montello, in provincia di Treviso, la Casa è di proprietà dell’Istituto centrale per il sostentamento del clero ed è stata gestita prima dal settore Immigrati della Caritas tarvisina, poi dalla cooperativa Servire e, successivamente, dalla cooperativa La Esse. Luogo di riflessione, di formazione e di scambio interculturale, negli anni ha offerto soluzioni abitative a persone straniere in situazione di vulnerabilità economica o personale. Nell’arco di trent’anni di storia ha accolto quasi mille persone, che hanno continuato il proprio percorso personale, anche grazie alla rete relazionale con il territorio che la “casa” nel tempo ha costruito, in modo particolare con le parrocchie.
Capace di leggere le sollecitazioni e i reali bisogni del territorio sul tema dei fenomeni migratori, ha dato vita ad un’esperienza di co-housing tra uomini adulti di diverse nazionalità. Dal 2013 ha accolto dei richiedenti asilo, con un approccio inclusivo che prevede una convivenza tra nuovi ospiti e immigrati di lungo periodo, alimentando una relazione costante con il territorio.

Il nuovo progetto di integrazione grazie alla formazione professionale
“Messa in discussione con il Decreto sicurezza 2018, questa esperienza di accoglienza e condivisione ha dovuto ripensare il proprio futuro e oggi raccoglie una nuova sfida – sottolinea il direttore di Caritas tarvisina, don Davide Schiavon -: accompagnare le persone con protezione umanitaria verso l’autonomia favorendone concretamente l’inclusione attraverso la formazione e l’inserimento lavorativo”. Il progetto si pone l’obiettivo di contenere il rischio di esclusione e di emarginazione di queste persone, attraverso la conversione del permesso umanitario in permesso per motivi di lavoro.
“Analizzando i bisogni delle aziende locali, che lamentano la difficoltà di reperire manodopera per alcune mansioni specifiche, e incrociandoli con il bilancio delle competenze dei migranti incontrati negli anni, si è giunti all’elaborazione di quattro percorsi formativi dedicati ad altrettanti profili professionali: saldatore, addetto ai quadri elettrici industriali, pizzaiolo e panettiere, addetto alla cucina” spiegano i responsabili del progetto.
Prima, la formazione laboratoriale di 100 ore propedeutica all’ingresso in azienda, che si svolge tra il Centro diocesano di formazione professionale di Fonte (laboratori di saldatura e di addetto ai quadri elettrici industriali) e le cucine professionali del territorio (pizzaiolo, panettiere e addetto alla cucina). Quindi, la formazione “on the job” che permette ai destinatari di entrare in contatto con le aziende interessate a conoscere nuovi lavoratori, un aspetto fondamentale nel processo d’integrazione. L’esperienza in azienda si svolgerà attraverso l’attivazione di un tirocinio di inserimento lavorativo, costantemente accompagnato da un tutor esperto.

 

L’incontro di due domande e di due risposte

Nella conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa il vicario generale, mons. Adriano Cevolotto, ha ricordato come è nata l’idea del progetto: “A fine aprile la Caritas tarvisina, insieme ad altre realtà del nostro territorio, annunciarono -suscitando un serio dibattito, unito a illazioni quantomeno di cattivo gusto – la rinuncia a concorrere al bando di accoglienza per richiedenti asilo, perché erano venute meno le condizioni per lavorare nel rispetto della dignità delle persone e per favorire la loro integrazione. In quella sede si precisò che era ferma l’intenzione di continuare a volgere lo sguardo su chi sarebbe stato messo in una condizione di precarietà e di marginalità. Eccoci. Puntuali, lasciatemelo dire – ha detto mons. Cevolotto -. La situazione, che è stata generata, di estrema vulnerabilità per quanti hanno un permesso di soggiorno temporaneo per motivi umanitari, espone queste persone a un esito assai preoccupante. Infatti il rinnovo (sempre temporaneo) è possibile solo per ‘casi speciali’. Per garantire loro una qualche prospettiva (vale a dire la trasformazione del permesso per motivi umanitari in permesso per lavoro) si è pensato di metterli nelle condizioni di inserirsi nel mondo del lavoro. Si è allora cercato di far incontrare una duplice domanda – di manodopera specializzata, ed insieme la domanda di futuro – con una duplice risposta – di giovani disponibili e motivati dal desiderio e dalla volontà di rimanere, e di aziende con una necessità di personale introvabile”.

In collaborazione con la comunità
Altro importante punto di forza di Casa Giavera è la possibilità di accoglienza offerta a tutte le persone che parteciperanno ai percorsi formativi. Temporaneamente sollevati dalle preoccupazioni materiali di vitto e alloggio, il progetto garantisce ai beneficiari, per un massimo di 6 mesi, le condizioni per vivere a pieno l’opportunità formativa.
L’aspetto della residenzialità è necessario per poter accompagnare la persona in un percorso intensivo che, in tempi circoscritti, la renda economicamente autonoma così da poter accedere al mercato immobiliare e avere il permesso di soggiorno adeguato, sia per restare nel territorio nazionale e sia nell’eventuale esigenza di spostarsi verso altre mete.
Per agevolare l’accesso ai laboratori professionalizzanti è stato organizzato il trasporto da Casa Giavera fino al Cfp di Fonte, attraverso il coinvolgimento di 14 volontari, cittadini del territorio che si alternano nei diversi turni di trasporto. Un alto numero di volontari delle parrocchie che compongono la Collaborazione pastorale di Giavera -Nervesa è attivo nel portare avanti altre attività di sostegno all’autonomia delle persone accolte, a partire dai laboratori di conversazione per migliorare la conoscenza della lingua italiana.

“A nome del Vescovo e dell’intera comunità diocesana – ha concluso mons. Cevolotto – un grazie riconoscente a tutti gli attori di questo ‘segno’ che ha la forza del seme, capace di rompere anche la crosta di una terra che può essere arida. A tutti gli attori, compresi i 32 giovani migranti che non si possono pensare come semplici fruitori, bensì protagonisti attivi del progetto. Infatti, la buona riuscita di quanto è stato ideato dipende molto anche da loro”.

Il povero: sacramento di Dio. Assemblea Caritas parrocchiali

Sabato 10 novembre alle ore 15:30 presso l’auditorium del Collegio San Pio X, avrà luogo l’annuale assemblea diocesana delle Caritas Parrocchiali che, quest’anno, avrà come ospite d’eccezione il cardinale Francesco Montenegro,  presidente di Caritas Italiana.
Il titolo dell’incontro è “Il Povero: sacramento di Dio”. Nelle parole di Don Davide Schiavon, direttore di Caritas Treviso, la spiegazione di quanto verrà dibattuto durante l’incontro: “Il Cardinal Montenegro ci aiuterà a cogliere come l’incontro con il povero è un appello prezioso che il Signore rivolge a ciascuno per la propria personale conversione.
Siamo chiamati ad un cambiamento dello stile di vita ed ogni servizio alla carità deve essere orientato alla comunione. La comunità cristiana è chiamata ad essere Chiesa in uscita, ad essere quell’ospedale da campo che tutti accoglie e che non lascia indietro nessuno. È fondamentale però che sappiamo accostarci all’uomo, con le sue fragilità e povertà, come ad un tabernacolo vivente della presenza di Dio. Spronati dalla grazia del cammino sinodale, dagli appelli di papa Francesco
e guidati dalla riflessione del Cardinal Mons. Francesco Montenegro, presidente di Caritas Italiana, cercheremo insieme di intuire la strada per essere Chiesa povera e Chiesa con e per i poveri.”
All’assemblea di quest’anno sono invitati, oltre ad i volontari delle quasi 180 Caritas parrocchiali della diocesi di Treviso, anche tutti gli interessati.
Il Cardinal Mons. Francesco Montenegro è membro del consiglio presbiterale, dal 1997 al 2000 è stato pro-vicario generale dell’arcidiocesi di Messina – Lipari – Santa Lucia del Mela e dal 1998 canonico del capitolo protometropolitano della cattedrale.
Il 18 marzo 2000 Giovanni Paolo II lo ha eletto alla Chiesa titolare di Aurusuliana, nominandolo vescovo ausiliare di Messina. Nel duomo cittadino ha ricevuto l’ordinazione episcopale dall’arcivescovo Giovanni Marra il 29 aprile successivo. Ha scelto come motto: Caritas sine modo.
È stato per un quinquennio presidente della Caritas nazionale (2003-2008) e lo è nuovamente dal 2015.
Il 23 febbraio 2008 Benedetto XVI lo ha promosso Arcivescovo metropolita di Agrigento. A poco più di due mesi di distanza dalla nomina, il 17 maggio ha dato inizio, nello stadio Esseneto, al servizio episcopale sulla cattedra che fu di san Libertino e san Gerlando. Nell’arcidiocesi ha portato il suo stile semplice e diretto, unito all’esperienza maturata alla guida del più grande organismo caritativo nazionale. Sin dall’inizio ha impostato la sua azione sulle idee forza di comunione, missione e formazione, con un accento particolare sulle situazioni di marginalità e di povertà. La speciale attenzione
al fenomeno migratorio – una delle priorità pastorali in una diocesi che comprende nel suo territorio anche Lampedusa e Linosa, mete continue di sbarchi di immigrati – gli è valsa il 24 maggio 2013 la nomina a presidente della commissione episcopale per le migrazioni e presidente della fondazione Migrantes. In questi anni il suo impegno come pastore ha puntato a favorire l’accoglienza e l’ospitalità, ma soprattutto a promuovere una cultura dell’incontro e della condivisione.
L’8 luglio 2013 ha ricevuto Papa Francesco a Lampedusa nel primo viaggio del Pontificato.
Per nomina pontificia ha partecipato alla XIV Assemblea Generale Ordinaria sul tema La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo (ottobre 2015). Da Papa Francesco creato e pubblicato Cardinale nel Concistoro del 14 febbraio 2015, del Titolo dei Santi Andrea e Gregorio a Monte Celio.