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Ripresa delle celebrazioni comunitarie: le Disposizioni diocesane

“Stiamo percorrendo strade nuove e per certi aspetti inesplorate, con l’impegno a vivere le nostre assemblee eucaristiche come un’autentica esperienza di Chiesa. La responsabilità per il bene comune ci impone di rispettare indicazioni di natura sanitaria che richiedono alle parrocchie uno sforzo organizzativo non indifferente. La assumiamo in piena disponibilità, consapevoli del valore morale di questo obbligo, assunto a servizio della salute di tutti i cittadini e del bene complessivo di tutta la comunità. Esprimiamo la nostra gratitudine al Signore che ci convoca alla sua mensa e dunque ci offre la possibilità di incontrarci di nuovo con Lui e tra di noi come assemblea”: sono le parole del vescovo Michele Tomasi in apertura delle Disposizioni per la ripresa delle celebrazioni con concorso di popolo. Una fase che comincerà, in tutta Italia, lunedì 18 maggio.

Le Disposizioni danno attuazione al Protocollo predisposto dalla conferenza Episcopale Italiana, esaminato ed approvato il 6 maggio 2020 dal comitato tecnico-scientifico e sottoscritto il 7 maggio 2020 dal presidente della Cei card. Gualtiero Bassetti, dal presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte e dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, e alla Nota del Ministero dell’Interno del 14 maggio 2020.

Il Vescovo, prima di illustrare tutte le attenzioni da avere e le regole da applicare, esprime gratitudine al Signore e sottolinea l’importanza del ritorno alle celebrazioni insieme con “la prudenza e la responsabilità per la salute ed il bene di tutti, soprattutto delle persone più fragili, nella complessa e difficile situazione della «fase 2» della pandemia di Covid-19”. E invita tutti i fedeli, le comunità, i Consigli pastorali, a farsi carico di questa nuova fase, della responsabilità di una partecipazione attiva, paziente e premurosa, accanto e insieme ai parroci, ai quali viene chiesta molta di questa responsabilità.

In questi giorni i parroci stanno provvedendo a calcolare la capienza delle loro chiese, considerando la distanza tra le persone che si deve assicurare (un metro, sia lateralmente che frontalmente), a segnare i posti da occupare, a ripensare il modo di muoversi durante la celebrazione.

Fondamentale è la preparazione e l’organizzazione di un gruppo di volontari che accolgano i fedeli e li aiutino per l’ingresso in chiesa, favorendo la partecipazione delle persone disabili, che verifichino il rispetto del numero di presenze massime consentite, che accompagnino le persone all’interno e poi vigilino sull’uscita, affinché non si formino assembramenti.

Diverse, poi, le proposte per permettere a tutti coloro che lo desiderano di partecipare alle messe. Si va dalla possibilità di attrezzare il sagrato o un altro spazio vicino alla chiesa, ampliando lo spazio disponibile, alla possibilità di aumentare il numero delle celebrazioni, alla pubblicizzazione degli orari delle messe anche delle parrocchie vicine, o della stessa Collaborazione, dove magari ci sono chiese più capienti. Nelle chiese si raccomanda di non superare il numero massimo di 200 presenze, mentre se le celebrazioni sono all’aperto si raccomanda di non andare oltre i mille partecipanti.

“Troviamo insieme i modi affinché nessuno si senta escluso, perché ciascuno possa sentirsi a casa”, l’auspicio del Vescovo.

In allegato le Disposizioni


Vescovi del Nordest: solidali con chi soffre, sostegno alla vita di fede delle famiglie

Riunione inedita per i Vescovi della Conferenza Episcopale Triveneto che si sono “incontrati” ed hanno dialogato nella mattinata di oggi – martedì 24 marzo 2020 – con la modalità della videoconferenza, ognuno di loro collegato dalle rispettive sedi e case.

I Vescovi – confermando quanto già scritto nel messaggio inviato lo scorso 6 marzo – insieme ai sacerdoti e alle rispettive Diocesi rimangono vicini e profondamente solidali alle sofferenze, alle fatiche e alle molteplici difficoltà che stanno vivendo tante persone e famiglie del Nordest in questo lungo momento di travaglio comunitario, dai gravi riflessi anche di carattere economico e sociale.

Vista l’attuale situazione, i Vescovi hanno convenuto sulla necessaria opportunità di continuare ad accompagnare e favorire – con tutti gli strumenti oggi disponibili – la preghiera e la vita di fede delle persone e delle famiglie e di rinviare a data ancora da destinarsi i sacramenti delle prime comunioni e delle cresime che sono generalmente previsti nelle parrocchie dell’intera regione ecclesiastica nelle prossime settimane.

Presto indicazioni per la Settimana Santa

I Vescovi si sono confrontati, in modo particolare, sulle disposizioni comunicate dalla Penitenzieria Apostolica circa l’esercizio del sacramento della confessione e la concessione di speciali indulgenze ai fedeli nell’attuale situazione di pandemia da coronavirus. E si sono scambiati impressioni e valutazioni sull’auspicata organizzazione comune delle celebrazioni della Settimana Santa, del Triduo Pasquale e della Pasqua in queste condizioni di emergenza, in attesa anche di ricevere e fornire possibili indicazioni unitarie nei prossimi giorni. Fondamentale – è stato ribadito – rimane il riferimento nella comunione al Santo Padre e il legame di sintonia e reciproco richiamo che sussiste sempre tra la Chiesa universale e le Chiese particolari.

I Vescovi hanno voluto, quindi, esprimere rinnovata gratitudine e riconoscenza per quanti si spendono con generosità e totale dedizione nei diversi ambiti civili ed ecclesiali per fronteggiare l’attuale emergenza (medici, infermieri e personale socio-sanitario, politici ed amministratori, forze dell’ordine e protezione civile, addetti ai servizi essenziali, operatori e volontari che stanno garantendo i servizi di carità ed assistenza delle Caritas diocesane e di altre realtà affini verso i più poveri e fragili ecc.).

Nel costante ricordo e conforto della preghiera i Vescovi manifestano solidarietà alle comunità e alle Chiese del resto d’Italia, d’Europa e del mondo più colpite e afflitte dalla pandemia in atto, con una supplica speciale per le tante persone decedute – spesso in condizioni molto “anonime” e solitarie – e per i loro familiari.

Un sentito pensiero di amicizia e vicinanza – espresso anche attraverso un messaggio che verrà trasmesso all’Arcivescovo metropolita di Zagabria – è stato poi rivolto alle Chiese sorelle della Croazia visitate un anno fa dai Vescovi del Nordest italiano e toccate nei giorni scorsi da un forte terremoto.

I Vescovi del Nordest si sono, infine, dati appuntamento nei prossimi giorni per un’ulteriore riunione in videoconferenza.

Emergenza coronavirus: le disposizioni del Vescovo fino al 3 aprile, in comunione con i Vescovi del Nordest

A seguito di quanto stabilito con Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri dell’8 marzo 2020 (di seguito “Decreto”), fino alle ore 24.00 di venerdì 3 aprile 2020, in comunione con i Vescovi della Conferenza Episcopale Triveneto, per la Diocesi di Treviso dispongo quanto segue:
1. Si eviti sempre ogni assembramento di persone, e si rispetti sempre il criterio di garantire non meno di un metro di distanza fra le persone, ai sensi dell’Allegato 1 lettera d) del Decreto;
2. Essendo sospese tutte le celebrazioni religiose aperte al pubblico, in chiese, oratori e all’aperto (S. Messe, feriali e festive; sacramenti, inclusi battesimi, prime comunioni e cresime; sacramentali, liturgie e pie devozioni, quali la Via Crucis e quant’altro), comprese quelle funebri:
a) nell’impossibilità di adempiere al precetto festivo, ai sensi del can. 1248 § 2, i fedeli dedichino un tempo conveniente all’ascolto della Parola di Dio, alla preghiera e alla carità; possono essere d’aiuto anche le celebrazioni trasmesse tramite radio, televisione e “in streaming”, nonché i sussidi offerti dalla Diocesi;
b) nell’impossibilità di ogni celebrazione esequiale, è consentita la sola benedizione della salma, in occasione della sepoltura o prima della cremazione, rispettando le condizioni di cui al n. 1;
c) i battesimi (celebrati solo nella forma individuale) e i matrimoni sono consentiti a porte chiuse, presenti i soli padrini/testimoni e i familiari stretti, rispettando le condizioni di cui al n. 1;
d) il sacramento della penitenza può essere celebrato nella sola forma del “Rito per la riconciliazione dei singoli penitenti”, rispettando le condizioni di cui al n. 1;
3. Si possono tenere aperti i luoghi di culto, senza organizzarvi alcun tipo di celebrazione religiosa e a condizione di adottare misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, tenuto conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi, e tali da garantire la possibilità di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro di cui al n. 1; si mantengano senza acqua benedetta le acquasantiere e si garantisca una pulizia adeguata degli ambienti (in particolare banchi e sedie);
4. Sono sospesi gli incontri del catechismo nonché le attività formative e ludiche di patronati e oratori, incluse le uscite, i ritiri e quant’altro; si tengano chiusi tutti gli spazi (compresi i campi da gioco);
5. Per le attività delle società e associazioni sportive e per i bar ci si attenga esattamente a quanto stabilito dal Decreto (si vedano, in particolare, l’art. 1.1 lettere d, g n, o);
6. Sono sospese feste, sagre parrocchiali, concerti, serate culturali, rappresentazioni teatrali, proiezioni cinematografiche e quant’altro;
7. Le lezioni degli istituti ecclesiastici sono sospese;
8. Sono chiusi i musei, le biblioteche, gli archivi, istituti e luoghi di spiritualità e di cultura;
9. Gli appuntamenti legati al Cammino sinodale sono rinviati;
10. Si sospenda la visita per la benedizione annuale delle famiglie; rimane invece possibile visitare i malati gravi per offrire loro conforto spirituale e, se del caso, l’unzione degli infermi e il viatico;
11. Le attività caritative possono continuare solo alle seguenti condizioni:
a) i centri d’ascolto e gli altri servizi di Caritas diocesane e parrocchiali e realtà affini: garantendo le condizioni stabilite al n. 1;
b) le mense dei poveri: garantendo le condizioni di cui al n. 1, altrimenti distribuendo cestini con i pasti che non potranno però essere consumati all’interno delle strutture;
c) nei dormitori: garantendo le condizioni di cui al n. 1, altrimenti attraverso un presidio sanitario garantito dalla competente autorità pubblica;
12. Nel periodo indicato la Curia diocesana (piazza Duomo e Casa Toniolo) rimarrà chiusa al pubblico, tuttavia sarà possibile accedere agli uffici solo previo appuntamento; vi sono sospese le presenze dei volontari;
13. Sono sospese tutte le attività formative e gli incontri pubblici promossi dai diversi uffici diocesani.

Confido nel senso di responsabilità e di carità pastorale di tutti coloro che sono chiamati a rispettare e a far rispettare queste disposizioni. Vi invito a vivere questo momento con fede sempre rinnovata e con senso civico. Ci affidiamo all’intercessione della Vergine Maria e dei nostri Santi patroni diocesani, affinché si alimentino in noi e tra noi la fede, la speranza e la carità e perché vengano sostenuti gli sforzi di quanti operano nell’interesse del bene comune e nella cura degli ammalati e dei più fragili.

Treviso, 9 marzo 2020
✠ Michele Tomasi

Coronavirus. Vescovi del Veneto: decisioni gravi e dolorose ma necessarie per la salute e il bene comune

Nel pomeriggio di oggi – lunedì 2 marzo 2020 – i Vescovi della Provincia ecclesiastica veneta si sono incontrati, in riunione straordinaria, presso la sede della Conferenza Episcopale Triveneto a Zelarino (Venezia) per fare il punto della situazione e condividere alcune linee comuni alla luce del nuovo decreto, uscito ieri sera dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, sull’emergenza coronavirus che tocca così profondamente le comunità ecclesiali e l’intero contesto sociale, economico e culturale della Regione Veneto. Erano presenti, con i Vescovi, anche alcuni vicari generali ed episcopali delle Diocesi interessate.

Per i Vescovi veneti la triste e dolorosa decisione – assunta a seguito delle disposizioni emanate dal Governo e finalizzate a fronteggiare le presenti criticità – di sospendere nelle chiese la celebrazione dell’Eucaristia “in forma pubblica” rappresenta un gesto mosso da una carità pastorale verso i fedeli e da un atto di saggezza e responsabilità ecclesiale e civile nell’esercizio del governo delle Chiese locali; si tratta qui di condividere un comune senso di cittadinanza che porta i credenti, con la loro fede, ad essere pienamente partecipi della realtà in cui vivono, nel rispetto anche di quanto indicato dalla ragione e dalla scienza. Ci si richiama così al principio espresso dall’articolo 1 del Concordato vigente che impegna Chiesa e Stato, pur nella distinzione ed indipendenza dei rispettivi ambiti, alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese.

Dopo un approfondito dialogo, a seguito di quanto stabilito con Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 1° marzo 2020 (di seguito “Decreto”), fino alle ore 24.00 di domenica 8 marzo 2020, i Vescovi – in comunione con le Conferenze Episcopali di Lombardia ed Emilia Romagna – dispongono quanto segue per i territori veneti delle rispettive Diocesi:

1.       Per evitare assembramenti di persone l’accesso a tutti i nostri spazi aperti al pubblico (chiese, oratori, patronati, musei ecc.) sarà possibile a condizione che a tutte le persone presenti, secondo il disposto dell’art. 2.1 lett. d, f, h, i, del Decreto venga garantita la possibilità di “rispettare la distanza tra loro di almeno un metro”;

2.       La sospensione della celebrazione aperta al pubblico delle S. Messe, feriali e festive, dei sacramenti (inclusi battesimi, prime comunioni e cresime), di sacramentali, liturgie e pie devozioni, quali la Via Crucis, indipendentemente che avvengano in luoghi chiusi o aperti, in ottemperanza a quanto stabilito dall’art. 2.1 lett. c del Decreto;

a.       nell’impossibilità di adempiere al precetto festivo, ai sensi del can. 1248 § 2, i fedeli dedichino un tempo conveniente all’ascolto della Parola di Dio, alla preghiera e alla carità; possono essere d’aiuto anche le celebrazioni trasmesse tramite radio, televisione e “in streaming”, nonché i sussidi offerti dalle Diocesi;

b.       sono sospese le S. Messe esequiali; è consentita la benedizione della salma, in occasione della sepoltura, alla presenza dei soli familiari e alle condizioni di cui al n. 1; le S. Messe esequiali potranno essere celebrate solo al superamento di questa fase critica;

c.        la celebrazione di battesimi e matrimoni è consentita alla sola presenza di padrini / testimoni e dei familiari, alle condizioni di cui al n. 1;

d.       la celebrazione del sacramento della penitenza è possibile nella forma individuale (rito A) rispettando le attenzioni richieste.

3.       La sospensione degli incontri del catechismo e delle altre attività formative di patronati e oratori (come per le scuole) nonché di relative uscite e ritiri; sarà possibile l’accesso agli spazi, per esempio per il gioco, a condizione che venga limitato l’accesso come stabilito al n. 1.

4.       La sospensione di feste, sagre parrocchiali, concerti, serate culturali, rappresentazioni teatrali, proiezioni cinematografiche ecc. Per quanto riguarda le attività sportive e i bar ci si attenga a quanto stabilito dal Decreto.

5.       La sospensione delle lezioni delle realtà accademiche ecclesiastiche (come per le università).

6.       Il rinvio degli appuntamenti legati alle Visite pastorali.

7.       L’accesso ai luoghi di culto venga concesso ai singoli fedeli che vogliano recarvisi per la preghiera individuale, alle condizioni stabilite al n. 1; si tolga l’acqua benedetta dalle acquasantiere.

8.       Si sospenda la visita per la benedizione annuale delle famiglie; rimane invece possibile visitare i malati gravi per offrire loro conforto spirituale e, se del caso, l’unzione degli infermi e il viatico.

9.       Le attività caritative continueranno con le seguenti precisazioni:

a.       I centri d’ascolto e gli altri servizi di Caritas diocesane e parrocchiali e realtà affini: secondo le condizioni stabilite al n. 1;

b.       Le mense dei poveri: alle condizioni di cui al n. 1, altrimenti distribuendo cestini con i pasti che non potranno però essere consumati all’interno delle strutture;

c.        Nei dormitori: alle condizioni di cui al n. 1, altrimenti attraverso un presidio sanitario garantito dalla competente autorità pubblica.

I Vescovi del Veneto confidano che anche questo tempo diventi occasione propizia per accrescere in tutti l’impegno pastorale e civico, il senso di carità e solidarietà tra le persone e le comunità. Esprimono riconoscenza a tutti coloro che sono più direttamente coinvolti nell’aiutarci ad affrontare l’attuale emergenza.

 

I Vescovi delle Chiese del Veneto

+ Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia

+ Giuseppe Zenti, Vescovo di Verona

+ Corrado Pizziolo, Vescovo di Vittorio Veneto

+ Beniamino Pizziol, Vescovo di Vicenza

+ Adriano Tessarollo, Vescovo di Chioggia

+ Giuseppe Pellegrini, Vescovo di Concordia-Pordenone

+ Claudio Cipolla, Vescovo di Padova

+ Pierantonio Pavanello, Vescovo di Adria-Rovigo

+ Renato Marangoni, Vescovo di Belluno-Feltre

+ Michele Tomasi, Vescovo di Treviso

Coronavirus: sospensione delle messe e di alcune attività pastorali e aggregative

CORONAVIRUS – Le disposizioni della diocesi di Treviso a seguito di quanto stabilito oggi

dal Ministero della Salute in accordo con la Regione Veneto

 

“Come diocesi di Treviso ci atteniamo responsabilmente alle indicazioni previste dalle autorità, per la tutela della salute di tutti – sottolinea il vescovo, mons. Michele Tomasi – disponendo la sospensione di attività e celebrazioni nelle nostre comunità parrocchiali. In questo momento di emergenza, senza cedere ad allarmismi e paure non giustificate, ci affidiamo alla professionalità e alla competenza di tutti gli organismi e gli operatori coinvolti, che ringraziamo per il loro lavoro. Come cristiani ci affidiamo anche al sostegno della preghiera, affidando al Signore le persone ammalate e tutti coloro che si stanno prendendo cura della salute pubblica”.

In seguito a quanto stabilito in data odierna dal Ministero della Salute, di intesa con il presidente della Regione Veneto, con l’ordinanza che entrerà in vigore da oggi, domenica 23 febbraio 2020, e sarà valida – a meno di modifiche in seguito alla variazione dello scenario epidemiologico – fino alle ore 24.00 di domenica 1° marzo 2020, per evitare gli assembramenti di persone, la Diocesi di Treviso dispone la sospensione di:

–  Celebrazione pubblica di S. Messe, incluse quelle del Mercoledì delle Ceneri e domenicali, di sacramenti (compresi Battesimi, Prime Comunioni e Cresime), sacramentali, liturgie e pie devozioni quali la Via Crucis;

–  In sostituzione del precetto festivo e anche del Mercoledì delle Ceneri, inizio della Quaresima, i fedeli possono dedicare un tempo conveniente alla preghiera e alla meditazione, eventualmente anche aiutandosi con le celebrazioni trasmesse tramite radio e televisione;

–  Per i funerali, saranno possibili le sepolture, anche con la benedizione della salma alla presenza delle persone più vicine del defunto, ma purtroppo senza la celebrazione della S. Messa o di altra liturgia; le S. Messe esequiali potranno essere celebrate solo al superamento di questa fase critica;

–  Gli incontri del catechismo e ogni altra attività di patronati e oratori (comprese le feste di carnevale);

–  L’adorazione eucaristica nei luoghi tradizionalmente previsti;

–  Le lezioni dello Studio Teologico del Seminario, dell’Issr e della Scuola di formazione teologica;

– Le attività educative delle scuole dell’infanzia paritarie presenti nelle parrocchie e dei nidi integrati;

– L’accesso al Museo diocesano, alla Biblioteca del Seminario, alla Sala del Capitolo;

 

Come stabilito dal Ministero dell’Istruzione, è sospesa anche l’attività scolastica nel collegio vescovile Pio X.

L’accesso alle chiese sarà possibile, per chi vorrà recarvisi a pregare, fatto salvo il principio di evitare assembramenti di persone.

Le parrocchie, inoltre, sono invitate a sospendere i pellegrinaggi e le visite di gruppo organizzate.

Si sottolinea che la Diocesi di Treviso e il Vescovo sono in costante contatto con le autorità responsabili, in un clima di fattiva collaborazione.

 

Treviso, 23 febbraio 2020

 

Michele Tomasi

Vescovo di Treviso

 

Lettera aperta di sacerdoti e laici, tutti ex alunni: “Ecco la nostra storia in Seminario”

In merito alla vicenda delle accuse di presunti abusi sollevate da Gianbruno Cecchin, pubblichiamo una lettera, di solidarietà ma anche di testimonianza diretta, sottoscritta da quasi 150 persone tra sacerdoti diocesani e laici che sono stati in Seminario negli anni in cui erano educatori don Livio Buso e don Paolo Carnio. Le adesioni sono state raccolte in poche ore, ma continuano ad arrivare anche dopo la pubblicazione della lettera nel numero in uscita della “Vita del popolo”. Le firme sono costantemente aggiornate sul sito del settimanale diocesano.

“Le cronache di questi giorni provocano in noi ex-alunni del Seminario di Treviso un grande dolore. L’esperienza formativa che noi, firmatari di questa lettera, abbiamo vissuto nel Seminario diocesano, a stretto contatto con gli stessi educatori di cui si parla, è stata caratterizzata da profondo rispetto: ci sentiamo pertanto in dovere di testimoniare che esiste un’altra storia.

Alcuni tra di noi hanno vissuto in Seminario insieme alla persona che ora, inspiegabilmente, sta lanciando gravi accuse contro don Paolo Carnio e don Livio Buso, educatori di indiscussa integrità morale ed alto profilo spirituale.

Noi, firmatari di questa missiva-testimonianza, non possiamo, al contrario, che essere grati alla loro persona per il ministero che hanno svolto durante molti anni a favore nostro e di tanti altri giovani. Ci hanno aiutato a discernere la nostra vocazione, nel pieno rispetto della libertà di ciascuno, tanto da consegnare a tutti le chiavi per entrare e uscire dal Seminario.

Anche molte nostre famiglie, che sono state coinvolte nei vari momenti della vita in Seminario, ora stanno soffrendo quanto noi e si uniscono nella solidarietà, nella fiducia e nell’affetto verso di loro.

La vita che abbiamo trascorso in Seminario, in particolare per quanti di noi sono stati nella Comunità Vocazionale, è stata sempre caratterizzata da uno stile molto familiare, sia per i tanti momenti comunitari che per la disposizione degli spazi. Qualunque strana situazione difficilmente sarebbe potuta rimanere nascosta. Abbiamo vissuto in un ambiente sereno dove c’era fiducia tra di noi e verso gli educatori; comprendevamo, anche senza dircelo, quali erano le normali difficoltà che ciascuno stava vivendo nel suo cammino vocazionale.

Sentiamo dunque di poter interpretare il pensiero di molti nell’esprimere a don Paolo e a don Livio tutta la nostra stima e fiducia; siamo solidali con il loro dolore, e allo stesso tempo fiduciosi che la limpidezza della loro vita e del loro ministero possa portare a una rapida chiarificazione dei fatti

A don Paolo e a don Livio desideriamo esprimere, con cuore grato, tutto il nostro affetto e la nostra vicinanza che si fa preghiera accorata affinché Dio li sostenga.

D. Giovanni Giuffrida, d. Alberto Zanetti, d. Paolo Pigozzo, d. Francesco Pesce, d. Tiziano Rossetto, d. Davide Menegon d. Vanio Garbuio, d. Davide Schiavon, d. Giuseppe Danieli, d. Lorenzo Tasca, d. Alessandro Piccinelli, Marco Di Benedetto, d. Paolo Dotto, d. Cristiano Serafin, d. Francesco Filiputti, d. Stefano Didonè, Daniele Pavan, Pierandrea Busato, d. Michele Pestrin, d. Daniele Liessi, d. Marco Piovesan, d. Claudio Sartor, d. Giorgio Riccoboni, d. Roberto Cavalli, d. Luciano Traverso, d. Edoardo Cestaro, d. Elio Girotto, Giuseppe Andreatta, Alberto Sponchiado, d. Gabriele Bittante, d. Dario Magro, d. Paolo Scattolin, d. Daniele Vettor, Hellenio Comacchio, d. Andrea Caratozzolo, d. Francesco Bellato, d. Franco Zoggia, d. Emanuele Sbrissa, d. Federico Gumiero, d. Filippo Facchin, Mario Bettin, Stefano Pastrello, d. Emanuele Antonello, d. Corrado Ferronato, d. Claudio Bosa, d. Cristiano Carraro, d. Giulio Zanotto, d. Antonio Mensi, Dario Nasilli, d. Giuseppe Busato, d. Matteo Gatto, Andrea Agnolin, d. Mauro Fedato, d. Francesco Garofalo, d. Corrado Cazzin, d. Stefano Vidotto, Jacopo Pisano, Oscar Miotti, d. Mattias Franceschetto, d. Giuseppe Durigon, d. Giancarlo Pavan, d. Stefano Chioatto, d. Daniele Michieli, Carlo Sfoggia, Andrea Bernardi, d. Riccardo De Biasi, d. Paolo Barbisan, d. Oscar Pastro, d. Giacomo Crespi, d. Daniele Giacomin, d. Marco Carletto, d. Raffaele Coden, d. Michele Marcato, d. Samuele Tamai, d. Ireneo Cendron, d. Antonio Martignago, d. Manuel Simonaggio, d. Fabio Baracco, d. Nicola Stocco, d. Davide Frassetto, d. Virgilio Sottana, d. Matteo Andretto, d. Denis Vedoato, d. Rolando Nigris, d. Edy Savietto, d. Loris Gallina, d. Andrea Adami, d. Gabriele Fregonese, d. Filippo Basso, d. Stefano Tempesta, d. Daniele Trentin, d. Luca Schiavon, d. Lino Bertollo, d. Flavio Gallina, d. Gerardo Giacometti, d. Ivan Feltracco, d. Gianni Biasi, d. Alberto Gasparini, d. Federico Giacomini, d. Graziano Santolin, Stefano Zoccarato, d. Paolo Asolan, d. Artemio Favaro, d. Stefano Bressan, d. Luca Vialetto, d. Pierangelo Salviato, d. Tiziano Galante, d. Marco Cagnin, d. Flavio Gobbo, d. Giovanni Fighera, d. Fabio Bergamin, d. Giuliano Brugnotto, d. Samuele Facci, d. Antonio Ziliotto, d. Mauro Montagner, d. Matteo Cecchetto, d. Giancarlo Pivato, d. Silvio Caterino, d. Saverio Fassina, d. Luca Pizzato, d. Riccardo Camelin, Luca Scapin, Luca Cavallin, d. Alberto Piasentin, d. Giovanni Soligo, d. Roberto Macatrozzo, d. Paolo Furlan, d. Denis Venturato, d. Andrea Guidone, d. Mario Da Ros, d. Flavio Schiavon, d. Dionisio Salvadori, d. Paolo Marconato, d. Domenico Pilotto, d. Lorenzo Zannoni, d. Paolo Slompo, Giovanni Battista Polo, d. Massimo Gallina, d. Davide Crespi, d. Giovanni Marcon, d. Massimo Lazzari, d. Andrea Toso, d. Gino Busatto, d. Enrico Fusaro, d. Stefano Grespan, d. Alessandro Bellezza, d. Angelo Dal Mas, d. Enrico Prete, d. Matteo Volpato, d. Moreno De Vecchi, d. Devid Berton, d. Michele Secco, d. Luca Guzzo, d. Fabio Bertuola, d. Marcello Miele, Andrea Michieletto, Fabio Barbisan, d. Flavio Zecchin, Alessandro De Piero, d. Giuseppe Sovernigo, d. Rodolfo Budini, Andrea Zanella, d. Giampaolo Bano, Samuele Agostini, Daniele Conte, Pietro Saccon, p. Gianni Criveller, Fabio Pozzebon, d. Antonio Genovese, d. Mauro Mario Simeoni, Giovanni Parolin, Andrea Zottarelli, Jacopo De Cecchi, Alessandro Carraro, Daniele Carraro, d. Luciano Marchioretto, d. Roberto Bovolenta, d. Claudio Trabacchin, Alessandro Scattolin, Efrem Salvador, fra Remo Scquizzato, d. Bruno Rossetto, d. Piergiorgio Magaton

Si è spento don Ernesto Soligo, decano dei sacerdoti della diocesi

Si è spento a 100 anni il 1° gennaio, poco prima di mezzanotte, don Ernesto Soligo, decano dei sacerdoti di Treviso. E’ morto serenamente nella Casa del clero, in via Scarpa, dove viveva da qualche anno, circondato dalle persone care e dal personale di assistenza.

Nato a Trevignano nel 1919, ordinato sacerdote il 5 luglio 1942, era membro della Comunità dei sacerdoti Oblati diocesani dal 1959. Il 12 maggio dell’anno scorso ha festeggiato il traguardo del secolo di vita. Una festa alla quale hanno partecipato centinaia di suoi “figli spirituali”, con la chiesa Votiva piena per la celebrazione eucaristica.

Don Ernesto lascia due fratelli, Odino, emigrato in Canada, e Decimo in Francia, oltre a numerosi nipoti e pronipoti.

Da 7 anni viveva nella Casa del clero, la residenza per i sacerdoti anziani della diocesi, dove è stato assistito con tanto amore, soprattutto negli ultimi anni.

Giovane cappellano a Cimadolmo, poi direttore spirituale nel Seminario, nel Collegio Pio X, nel Centro Studentesco di via San Nicolò, insegnante di religione nella scuola pubblica Riccati e Palladio.

“Sono migliaia i giovani che lo hanno avuto guida spirituale sicura, e ancora lo venerano – ricorda mons. Lino Cusinato, prevosto della Comunità degli Oblati -: studenti diventati professionisti, padri di famiglia, operatori sociali e pastorali, nella chiesa e nella società; diventati preti, missionari, medici, insegnanti e ricercatori universitari, cantanti famosi, sindaci, amministratori pubblici e politici”.

Dagli anni ’90 si dedicò alle condizioni di sofferenza: movimento ciechi, ente sordomuti, carcere minorile, ospedale psichiatrico Sant’Artemio; quindi il reinserimento degli ex carcerati, la cura dei tossicodipendenti, l’accoglienza degli immigrati, l’aiuto ai poveri ed emarginati d’ogni tipo, coinvolgendo nella solidarietà le competenze amministrative, sanitarie, giudiziarie, scolastiche, economiche, e naturalmente ecclesiali. Oltre 150 nel suo studio le foto di ragazzi morti per incidenti, droga, suicidio, malattia: i suoi figli in cielo.

Fra i tanti gruppi, il suo “Agape”, fucina di idee, esperienze, amicizie e antesignana delle moderne tecnologie comunicative con il giornalino “La rete”. E poi la Federazione provinciale studenti F.P.S., laboratorio di partecipazione che ha offerto poi alla politica ed al sociale tante risorse umane. Il Gruppo Ricerca Informazione socio-religiosa Gris, le tante assistenze spirituali, i corsi prematrimoniali, le centinaia di coppie sposate e seguite nel percorso di vita…

“Una figura bella di sacerdote, di confratello, anche per noi della Casa del clero – racconta il direttore, mons. Maurizio De Pieri -, che ha portato la cura, l’amore e la misericordia del Signore ovunque sia stato, incarnando una “Chiesa in uscita” in tutti i luoghi della vita, soprattutto nelle situazioni delicate e dolorose. Anche negli ultimi anni era capace di aggregare ancora molte persone, che venivano a fargli visita e che lo lasciavano con le stesse parole: Grazie, ci hai dato tanto, ti vogliamo bene”.

Il funerale, presieduto dal vescovo Michele Tomasi, sarà celebrato nel tempio di San Nicolò sabato 4 gennaio alle 10.30.

Messaggio del Vescovo: A Natale comincia una storia d’amore

Buon Natale! Vorrei salutarvi così, semplicemente. Senza giudizi, senza lezioni a chicchessia, senza prediche. In questo mio primo Natale a Treviso mi piacerebbe guardare negli occhi ciascuno di voi che state leggendo queste righe, sia che ci conosciamo già, almeno un poco, sia che non ci siamo ancora mai visti.

Mi piacerebbe che in questo sguardo poteste leggere fiducia, saldezza, speranza; non tanto le mie, quanto quelle che Dio stesso ci dona.
Mi piacerebbe che quel mio debole sguardo potesse trasmettere il calore che io ricevo dal sapermi amato da Dio che, creatore, si mette in mano alla sua creatura, tanto fiducioso da permetterle di rifiutarlo, di negarne persino l’esistenza, o almeno l’autentica volontà d’amore.

So che non è possibile, ma so anche che non è nemmeno necessario: è Il Signore che volge a noi il suo sguardo: è lui che ci guarda e che ci vede. Vede la nostra vita, la nostra fatica. Vede lo sforzo talvolta sovrumano di tanti per continuare a vivere e a prendersi cura, nonostante tutto, di molte altrui fragilità, pur avendo essi a loro volta bisogno di aiuto e sostegno.

Buon Natale: che la nascita del Signore Gesù Cristo sia buona per te, che ti porti bene. Così vorrei che poteste accogliere questo saluto.

Ma per tanti questo augurio rischia di incontrare solamente una pena, magari grande, antica o improvvisa, resa se possibile più acuta e lancinante dal clima festivo che quasi impone serenità e un anelito di pace che fa sentire invece inadeguati o soli, se confrontati con il limite del dolore e della morte. Penso a chi ha perso in modo improvviso una persona cara, a chi porta il peso della malattia e della solitudine, a chi in molti modi si sente scartato, abbandonato, tradito; a chi non riesce più a sperimentare fiducia e calore umano. Penso a chi non trova un posto per vivere, per sostare, per respirare in pace e in sicurezza.

Da solo non riesco a trovare le parole che possano risolvere queste e altre situazioni, o che almeno riescano a riaprire orizzonti. Non ho nemmeno da offrire a ciascuno quello sguardo di fiducia e speranza che vorrei, per quanto disarmato e impotente.

Guardo però quel bambino; lo vedo e credo che lui è Dio. In lui vedo che Dio è proprio così, indifeso, vicino, disponibile, infinito amore che mi chiama a concentrare tutta la mia vita, e anche tutta la storia del mondo in quella silenziosa presenza, in quel suo sguardo, in quella disarmata e disarmante piccolezza.

Lascio allora parlare la fede della Chiesa, le parole che chiamo a stampella della mia finitezza e del mio limite: “Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo” (credo Niceno-Costantinopolitano).

Noi ripetiamo queste parole ogni domenica nell’atto di fede celebrando insieme l’Eucaristia.
Sono parole su cui forse ci soffermiamo poco e che recitiamo senza più inciamparci sopra o senza sentire il bisogno di trattenere il respiro per la meraviglia, ormai anche senza più nemmeno protestare di fronte all’inaudito, senza piangere o cantare per la gratitudine o senza rimanere attoniti per l’inaspettata tenerezza di Dio che insieme sconvolge e riconcilia chi grida il proprio dolore.
Per noi uomini, e per la nostra salvezza: Gesù viene per noi, quello che Gesù fa lo fa per noi, quello che lui è lo è per noi.
Le parole della fede mi fanno riconoscere che quando Gesù pensava, valutava, decideva, agiva, lo faceva pensando a me e a noi, al mio e al nostro bene, che quando egli cresceva in sapienza e grazia lo faceva lasciandosi guidare dal suo amore per me, per noi, dal suo desiderio universale di salvezza. Ogni suo passo – andare da una parte o dall’altra, in Giudea o in Galilea, a casa dei peccatori o verso Gerusalemme, raccontare una parabola o guarire un malato, accettare la croce o rotolare la pietra dal sepolcro – tutto ciò che ha riempito la sua vita è stato determinato dalla sua intenzione di vita per me, per noi, per ogni uomo. Se lui è cresciuto ed è diventato adulto, se nella continua preghiera rivolta al Padre ha vissuto seguendo la sua chiamata; se egli è divenuto il maestro, il pastore, se ha umanizzato meravigliosamente la sua esistenza – vero uomo, vero Dio; tutto questo è avvenuto per me e per noi, per tutti, e lo ha vissuto desiderando il nostro bene, la nostra gioia. A Natale incomincia questa storia d’amore: Lui cresce per far crescere me, lui vive per far vivere me, lui mi ama per far amare me. Lui viene per me, per noi, per tutti.

E allora, semplicemente, a tutti voi: buon Natale.

+ Michele Tomasi

vescovo di Treviso

 

LA NATIVITA’ DI GESU’ DEL PADOVANINO

L’immagine è il quadro della copertina della “Vita del popolo” di Natale. Si tratta della “Natività di Gesù” di Alessandro Varotari, detto il Padovanino, conservata nella chiesa di San Teonisto a Treviso.
I volti di Maria e Giuseppe risplendono illuminati da una luce intensa che squarcia la profondità della notte. Maria solleva, con la mano sinistra, un panno bianco e mostra il bambino Gesù, che giace sul fieno: è lui la fonte della luce, quella luce che splende nell’oscurità della stalla e che le tenebre non riescono a soffocare, vincere, nascondere. Dietro a loro immancabili l’asino e il bue, mai citati dai Vangeli dell’infanzia, ripresi invece da un versetto del profeta Isaia (Is 1,3) ambientano la scena della natività e, allo stesso tempo, seguendo la lettura proposta dai padri della Chiesa, simboleggiano il popolo ebraico e i pagani che riconoscono e adorano il loro Signore. Sullo sfondo in lontananza notiamo un riverbero di quella stessa luce. È l’angelo che annuncia ai pastori la nascita del Salvatore, destandoli dal loro torpore e invitandoli a mettersi in cammino verso la mangiatoia di Betlemme. Domani Giuseppe e Maria inizieranno con il loro figlio un lungo e faticoso cammino, ma oggi i loro volti sono estatici, rapiti dalla gioia di questa nascita, di questa nuova luce, nella contemplazione del mistero di Dio che si fa bambino. (don Luca Vialetto)

“Coltiviamo la convivenza e l’amicizia civile”: il vescovo agli amministratori nell’incontro per lo scambio di auguri

“L’amicizia civile accetta le differenze tra le persone, ne apprezza il valore, coglie lo stimolo alla convivenza che ne proviene e ha fiducia nella reciprocità. Sfida impegnativa, ma che vale la pena almeno di prendere in considerazione: la fatica che porta con sé è costituita dalla disponibilità al dialogo, la disponibilità a superare incomprensioni e contrasti, l’ostinazione alla ricerca del bene possibile; la benedizione che porta è il respiro di un’autentica convivenza, della costruzione di legami di aiuto e di stima, di un mondo più vivibile e bello. È a ben vedere l’atteggiamento stesso nei nostri confronti del Signore che viene. Colui che viene ad abitare tra noi ci chiama amici, non servi (Gv 15,15), ci comunica tutta la profondità dell’amore del Padre per ciascuno di noi e per tutti. Amicizia con Dio come ultimo fondamento dell’amicizia civile fra noi”. Questo uno dei passaggi centrali dell’intervento del vescovo Michele Tomasi giovedì sera, 12 dicembre, nel salone dell’Episcopio, per lo scambio di auguri con gli amministratori locali e i politici del territorio diocesano: molti i sindaci presenti, i consiglieri e gli assessori comunali, ma anche i rappresentanti delle Province di Treviso, Padova e Venezia e consiglieri e assessori regionali.

Una tradizione avviata dai suoi predecessori, che mons. Tomasi ha definito “una bella occasione”. Chi amministra la vita di un territorio, e soprattutto delle persone che vi abitano, deve confrontarsi quotidianamente con la concretezza del bene comune, “che è vita ordinata, possibilità di crescita, direi di “fioritura” delle persone che vi vivono e dei gruppi in cui esse sono organizzate e si organizzano – ha ricordato il Vescovo -. Sono tante le esigenze che vi è chiesto di soddisfare, tante le richieste che vi vengono poste, siete vicini a chi vi elegge e che può vedere con una certa facilità i risultati del vostro impegno. Siete parte della comunità che amministrate, dalla quale venite e alla quale tornerete. Ho talvolta l’impressione che voi siate alla vera frontiera del lavoro politico e che la conquista del vostro consenso si misuri sulla concreta capacità di dare risposte a bisogni molteplici, talvolta in competizione tra loro”.

“La riflessione della Chiesa su questi temi – ha aggiunto – ci ricorda che per raggiungere questo risultato è necessario impiegare grande capacità e impegno, su un piano che non è meramente materiale. Non basta neppure – anche se si tratta di una dimensione fondamentale ed irrinunciabile – stilare “l’elenco dei diritti e dei doveri della persona”. La convivenza acquista – ci dice il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa – tutto il suo significato se basata sull’amicizia civile e sulla fraternità”, un campo caratterizzato da disinteresse, distacco dai beni materiali, donazione, disponibilità interiore alle esigenze dell’altro. Una virtù, quella dell’amicizia, che il Vescovo vede come “controcorrente rispetto ad alcune esperienze contemporanee, rispondente però ad un’aspirazione profonda di molti”.

“L’amicizia civile distingue un aggregato casuale di persone da un popolo – ha detto il Vescovo -. Il Natale ci viene incontro come la speranza sempre nuova di un popolo. Il profeta Isaia proclamerà ancora una volta nella notte santa: “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is 9,1). La luce dell’incarnazione si può riverberare anche nella vostra missione – ha ricordato mons. Tomasi agli amministratori – quando questa riesce, tra molte difficoltà e vincoli, a difendere e promuovere la dignità e l’umanità di tutti, partendo dai più umili e fragili, contribuendo alla crescita di relazioni autentiche tra persone e gruppi nei nostri territori”.

Il vescovo ha voluto condividere con i presenti tre parole chiave del cammino della nostra Diocesi: sinodalità, collaborazione, discernimento. “Tre parole che mi sono diventate care in questi due mesi di presenza alla guida della diocesi di Treviso, parole che mi sono state ‘consegnate’ dal Cammino Sinodale intrapreso dalla nostra diocesi sotto la guida sapiente di mons. Gardin e che volentieri continuiamo insieme. Sono parole che stanno guidando la chiesa di Treviso nel suo cammino a servizio del bene comune – ha aggiunto -. Forse possono esservi di aiuto. Mi fa piacere condividere con voi la cura, le preoccupazioni e la speranza che animano tanti cittadini trevigiani nel loro servizio nella Chiesa”.

Infine, il Vescovo ha citato alcune parole sulla convivenza umana della “Pacem in terris”, l’enciclica del papa santo Giovanni XXIII, cui ha dato un forte contributo il trevigiano card. Pietro Pavan. “E’ questa convivenza civile, questa amicizia civile che auguro a voi e a tutti noi di servire e di realizzare, ciascuno con le sue responsabilità; che questo sia il sincero augurio di Buon Natale che rivolgo a voi, alle vostre famiglie, a tutte le vostre comunità. Lavoriamo per il bene, il bello, la giustizia” ha concluso il Vescovo, che ha poi donato a ciascuno il testo di p. Giacomo Costa, Il discernimento.

Numerosi gli interventi che si sono succeduti da parte degli amministratori, introdotti da Franco Bonesso, a nome dell’Associazione Comuni della Marca. Il sindaco della città, Mario Conte, anche in qualità di presidente regionale dell’Anci, ha ringraziato il Vescovo per i gesti essenziali di positività che sta diffondendo, presentandogli le persone presenti come “amministratori virtuosi, onesti e appassionati, che amano la propria gente e la propria terra e vivono con responsabilità il proprio servizio al bene comune”. Il presidente della Provincia Stefano Marcon ha parlato di un Ente che sta tornando a respirare dopo anni di asfissia, e di un territorio impregnato della cultura contadina che è fatta di solidarietà, accoglienza e rispetto delle regole. Il vicepresidente del Consiglio regionale, Bruno Pigozzo, ha sottolineato lo sforzo quotidiano del Consiglio di ascoltare e rispettare le posizioni di tutti, per poi fare sintesi, salvaguardando i rapporti tra le persone di parti politiche diverse, l’umanità e l’amicizia civile. “Lavoriamo con responsabilità e consapevolezza per la Casa comune che ci è affidata, consapevoli che stiamo servendo un bene comune che è più grande di noi”, l’auspicio di Pigozzo. Anche il sindaco di San Donà Andrea Cereser ha sottolineato il valore del confronto fra posizioni diverse, evidenziando alcuni problemi complessi di questo tempo, dalla questione ambientale alla denatalità, alla solitudine di anziani e giovani, e messo in luce l’importanza di fare di un Comune una comunità. Ha portato il suo saluto anche l’assessore regionale Roberto Marcato, in rappresentanza della zona padovana della nostra diocesi, che ha auspicato per il Veneto l’autonomia attesa da molto tempo.

L’intervento integrale del Vescovo