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Dai Vescovi italiani

“Quando venne la pienezza del tempo (Gal 4,4)” – Messaggio per la Quaresima

“Un invito a una triplice conversione, urgente e importante in questa fase della storia, in particolare per le Chiese che si trovano in Italia: conversione all’ascolto, alla realtà e alla spiritualità”. È il Messaggio dei Vescovi italiani per la Quaresima, che comincia riferendosi alla prima fase del Cammino sinodale, dedicata all’ascolto. Ascolto, innanzitutto, della voce dei bambini, che in questo tempo di pandemia “colpiscono con la loro efficace spontaneità: ‘Non mi ricordo cosa c’era prima del Covid’;  “Arrivano al cuore anche le parole degli adolescenti”, si legge nel messaggio: ‘Sto perdendo gli anni più belli della mia vita’. Le voci degli esperti, poi, “sollecitano alla fiducia nei confronti della scienza, pur rilevando quanto sia fallibile e perfettibile”: “Siamo raggiunti ancora dal grido dei sanitari, che chiedono di essere aiutati con comportamenti responsabili”. Infine – si legge nel messaggio – “risuonano le parole di alcuni parroci, insieme con i loro catechisti e collaboratori pastorali, che vedono diminuite il numero delle attività e la partecipazione del popolo, preoccupati di non riuscire a tornare ai livelli di prima, ma nello stesso tempo consapevoli che non si deve semplicemente sognare un ritorno alla cosiddetta normalità”. “Ascoltare in profondità tutte queste voci anzitutto fa bene alla Chiesa stessa”, la sottolineatura della Cei: “Sentiamo il bisogno di imparare ad ascoltare in modo empatico, interpellati in prima persona ogni volta che un fratello si apre con noi”. L’ascolto, infatti, “trasforma dunque anzitutto chi ascolta, scongiurando il rischio della supponenza e dell’autoreferenzialità”: “Una Chiesa che ascolta è una Chiesa sensibile anche al soffio dello Spirito. Ascolto della Parola di Dio e ascolto dei fratelli e delle sorelle vanno di pari passo. L’ascolto degli ultimi, poi, è nella Chiesa particolarmente prezioso, poiché ripropone lo stile di Gesù, che prestava ascolto ai piccoli, agli ammalati, alle donne, ai peccatori, ai poveri, agli esclusi”.

“L’ancoraggio alla realtà storica caratterizza dunque la fede cristiana”. “Non cediamo alla tentazione di un passato idealizzato o di un’attesa del futuro dal davanzale della finestra”, l’invito: “È invece urgente l’obbedienza al presente, senza lasciarsi vincere dalla paura che paralizza, dai rimpianti o dalle illusioni. L’atteggiamento del cristiano è quello della perseveranza: Questa perseveranza è il comportamento quotidiano del cristiano che sostiene il peso della storia, personale e comunitaria”. “Nei primi mesi della pandemia abbiamo assistito a un sussulto di umanità, che ha favorito la carità e la fraternità”, si ricorda nel messaggio: “Poi questo slancio iniziale è andato via via scemando, cedendo il passo alla stanchezza, alla sfiducia, al fatalismo, alla chiusura in sé stessi, alla colpevolizzazione dell’altro e al disimpegno”. “Ma la fede non è una bacchetta magica”, avvertono i vescovi: “Quando le soluzioni ai problemi richiedono percorsi lunghi, serve pazienza, la pazienza cristiana, che rifugge da scorciatoie semplicistiche e consente di restare saldi nell’impegno per il bene di tutti e non per un vantaggio egoistico o di parte”. “Come comunità cristiana, oltre che come singoli credenti, dobbiamo riappropriarci del tempo presente con pazienza e restando aderenti alla realtà”, la proposta: “Sentiamo quindi urgente il compito ecclesiale di educare alla verità, contribuendo a colmare il divario tra realtà e falsa percezione della realtà. In questo ‘scarto’ tra la realtà e la sua percezione si annida il germe dell’ignoranza, della paura e dell’intolleranza. Ma è questa la realtà che ci è data e che siamo chiamati ad amare con perseveranza”. Di qui l’impegno “a documentarsi con serietà e libertà di mente e a sopportare che ci siano problemi che non possono essere risolti in breve tempo e con poco sforzo”.

“Il Cammino sinodale sta facendo maturare nelle Chiese in Italia un modo nuovo di ascoltare la realtà per giudicarla in modo spirituale e produrre scelte più evangeliche”. È quanto si legge nel Messaggio della Cei per la Quaresima, in cui si fa notare che “lo Spirito non aliena dalla storia: mentre radica nel presente, spinge a cambiarlo in meglio”. “Per il cristiano questo non è semplicemente il tempo segnato dalle restrizioni dovute alla pandemia”, scrivono i vescovi: “È invece un tempo dello Spirito, un tempo di pienezza, perché contiene opportunità di amore creativo che in nessun’altra epoca storica si erano ancora presentate”. “Forse non siamo abbastanza liberi di cuore da riconoscere queste opportunità di amore, perché frenati dalla paura o condizionati da aspettative irrealistiche”, l’esame di coscienza: “Mentre lo Spirito, invece, continua a lavorare come sempre”. ”Lo Spirito domanda al credente di considerare ancora oggi la realtà in chiave pasquale, come ha testimoniato Gesù, e non come la vede il mondo”, si ricorda nel messaggio: “Per il discepolo una sconfitta può essere una vittoria, una perdita una conquista. Cominciare a vivere la Pasqua, che ci attende al termine del tempo di Quaresima, significa considerare la storia nell’ottica dell’amore, anche se questo comporta di portare la croce propria e altrui”.

 

Leggi il Messaggio integrale

“Un tempo di conversione al Dio della vita”: il messaggio del vescovo Michele per la Quaresima

“L’itinerario della Quaresima, come l’intero cammino cristiano, sta tutto sotto la luce della Risurrezione, che anima i sentimenti, gli atteggiamenti e le scelte di chi vuole seguire Cristo”.

Faccio mio questo passaggio del messaggio di papa Francesco per la Quaresima 2021 e lo consegno a tutti voi, cari fratelli e sorelle in Cristo. Vi trovo espresso il motivo più valido e lo stimolo più urgente per vivere insieme questo tempo di preparazione alle celebrazioni della Pasqua.

Oggi più che mai siamo chiamati ad un serio percorso di conversione, da vivere non per conquistare un aiuto che Dio ci nega fino a che non ce lo meritiamo, ma per poter finalmente accogliere la forza e la luce del Risorto, già presente nella nostra vita. Lui, il crocifisso per amore, è risorto ed è davvero presente, ma quanto dobbiamo noi cambiare nella mente, nel cuore, nei sentimenti, negli atteggiamenti e nelle scelte affinché la sua forza possa dispiegarsi nella storia, nelle nostre vite, anche e soprattutto in questo tempo di crisi.

  • Conversione dei sentimenti alla tenerezza: non possiamo permettere che la pandemia ci consegni cuori impauriti e induriti, altrimenti avremo sguardi come pietre, e mani rapaci. Siamo, invece, portatori di un animo, di sguardi e di parole gentili.
  • Conversione degli atteggiamenti alla cura: a ciascuno e ciascuna di noi il Signore ha affidato un pezzetto di mondo da curare e coltivare, e a noi tutti insieme ha affidato la sua vigna. Con i nostri comportamenti rischiamo ancora una volta di cacciarne via l’erede, il Figlio che viene, il Risorto che è qui.
  • Conversione delle scelte all’impegno per il bene comune: senza il bene di tutti, della società, dell’economia, della politica, delle comunità, non c’è nemmeno il bene individuale. Costa sicuramente lottare per la giustizia, per la dignità della persona, per la verità. Ed è rischioso, ci sarà sempre qualcuno che ne approfitta. È la logica della croce. Ma ci guadagniamo tutti se in molti cambiamo rotta, ed è l’unica strada realistica per uscire insieme da questo tempo di crisi. È la realtà della risurrezione.

QUARESIMA: UN TEMPO PIENO DI ATTENZIONI ACCOGLIENDO IL DIO DELLA VITA

Le celebrazioni di questo tempo santo – l’imposizione delle ceneri, l’Eucaristia domenicale e quella feriale, l’ascolto personale e comunitario della Parola di Dio, la celebrazione della Riconciliazione, la Liturgia delle ore, la preghiera in famiglia, la Via crucis, la preghiera personale «nel segreto della propria camera», ogni momento in cui ci metteremo esplicitamente in relazione al Signore – siano vissute come l’occasione che ci è donata di fare spazio nella nostra vita alla luce e alla forza della Risurrezione.

Noi non commemoriamo il rimpianto di un’assenza, ma ospitiamo tra noi il Vivente, il Dio della vita.

  • La preghiera, scuola di incontro con il Dio della vita

Se in ciascuno di questi momenti impareremo a far brillare la luce del Risorto, lo scopriremo anche presente nel resto della nostra esistenza. «Il Cristo vivente, pregato e celebrato per ciò che lui è, e da noi riconosciuto presente nella persona del povero che è il suo più reale sacramento. Questo significa che la preghiera è il primo atto di una Chiesa in uscita» (Convegno della Chiesa Italiana, Trasfigurare. Sintesi dei gruppi, Firenze 2015).

  • La carità, presenza nella storia del Dio della vita

In questo tempo di pandemia non mancano certo le situazioni di difficoltà, di prova, di bisogno. Impegniamoci a vivere le nostre giornate con uno sguardo attento a chi ci sta attorno. L’orecchio e il cuore, allenati all’ascolto pieno di amore della Parola di Dio, sapranno accogliere le mille richieste di aiuto, di solidarietà e di vicinanza che ci vengono rivolte, da vicino e da lontano. Il digiuno diventi «palestra» di fraternità solidale, e ciò a cui in esso rinunciamo diventi dono gioioso ai poveri. Si aprirà così anche la nostra mano alla condivisione.

  • L’impegno per la giustizia e la fraternità, testimonianza al Dio della vita

Impariamo anche a cogliere le conseguenze delle nostre scelte e delle nostre decisioni, piccole e grandi, sul creato, sulla coesione sociale, sulla dignità delle persone e rendiamoci disponibili a cambiare strada se necessario. La forza del Risorto agisce con noi anche quando viviamo in società, quando accogliamo con rispetto ogni vita, quando prendiamo decisioni di produzione e di consumo sagge e lungimiranti, quando siamo fratelli e sorelle di tutti anche nell’economia di mercato, quando decidiamo di impegnarci per la salvaguardia del creato, quando scegliamo di essere cittadini attivi e responsabili, attori di una vita sociale, economica e politica autenticamente a servizio della dignità di ogni persona.

LA QUARESIMA DEL POPOLO DI DIO IN CAMMINO, AURORA DI RISURREZIONE

Vi invito a riprendere i criteri di cammino, le forme di ascolto che ho indicato nella lettera pastorale Saldi nella speranza, cercando nella vita individuale e nelle famiglie, nelle comunità cristiane, nei luoghi di lavoro e di vita civile quale sia la Parola di Dio che vi guida, le indicazioni del magistero del Papa che indicano le priorità da stabilire, e l’appello dei poveri che vivono accanto a voi. Cercate di incontrarvi tra di voi malgrado le distanze e i timori che contraddistinguono questo tempo, per conoscere veramente le persone che vi vivono accanto e per farvi davvero conoscere per quello che siete e che vi sta più a cuore. Provate a interpretare questo nostro tempo come la storia dell’incontro del Risorto con il suo popolo in cammino (Saldi nella speranza, p. 42-44).

La nostra Quaresima diventerà allora il sacramento dell’irruzione, in pienezza di amore, del Dio della vita in questo tempo smarrito e sospeso.

Il Signore Dio, che fa nuove tutte le cose, ci condurrà alla Pasqua di Risurrezione che già agisce nella nostra storia, fondamento e realizzazione di ogni speranza.

 

Uniti nella preghiera e nell’amore di Cristo,

   ✠ Michele, Vescovo

 

17 febbraio 2021, Mercoledì delle Ceneri

Mercoledì delle Ceneri in cattedrale

Mercoledì 6 marzo alle ore 20, in Cattedrale, l’arcivescovo Gianfranco Agostino Gardin, vescovo di Treviso, presiederà la santa messa con l’imposizione delle ceneri. La celebrazione inizierà il cammino quaresimale, in sede diocesana, con gli impegni di preghiera, digiuno, elemosina, tipici di questo tempo.
Il Vescovo invita i parroci e i fedeli delle parrocchie cittadine dentro le mura. Sono invitati alla concelebrazione il Presidente e i membri del Capitolo della Cattedrale, il Vicario generale, l’Arciprete della parrocchia nella Cattedrale, il Rettore del Seminario, il Direttore della Caritas diocesana, i Superiori delle comunità religiose presenti in città, gli educatori del Seminario vescovile. All’Eucaristia prenderanno parte le comunità del Seminario. I sacerdoti sono pregati di presentarsi per tempo in sacrestia con camice e stola viola. (don Matteo Andretto, responsabile per le celebrazioni episcopali)

Quaresima: il gusto dell’essenziale

Un pizzico di cenere posto sulla testa, il digiuno. Questi segni che caratterizzano il mercoledì delle ceneri aprono il tempo della Quaresima. Il gesto dell’imposizione delle ceneri è per molti di non facile comprensione, un rito indubbiamente antico, ma non antiquato! Nella tradizione biblica e negli usi contadini della cenere possiamo cogliere tutta la forza spirituale: i significati di fragilità, conversione, rinascita… Il Libro della Genesi ci parla dell’uomo-polvere, l’uomo-cenere che si è allontanato da Dio, ha respinto la sua proposta di vita (Cfr. Gn 3,19ss.). Ma la polvere è anche la “materia prima” con la quale Dio ha creato l’uomo (Cfr. Gn 2,7). La cenere sul nostro capo serve a riportarci al fango della creazione, ad aiutarci a deporre ogni illusorio disegno di autodeterminazione e di presunzione.

Promessa di futuro

La cenere non è solo quello che resta di ciò che si è eliminato, ma è anche promessa di futuro: il contadino, una volta bruciati i rami secchi, sparge sulla terra la cenere affinché, dopo l’inverno, diventi più feconda. Dio vuole che la nostra vita sia più feconda e piena di opere di bene: ecco perché dobbiamo accettare di essere potati e che i nostri rami secchi vengano bruciati. Il rito di imposizione delle ceneri è un gesto di umiltà, non di umiliazione. Il gesto delle ceneri è un gesto pasquale: l’ulivo bruciato è il segno di Cristo morto e risorto. Con questo segno lasciamo che nella nostra vita entri sempre più la vita del Signore risorto. È un gesto di fede!
Il cammino quaresimale di quest’anno, caratterizzato dalle letture del Lezionario C, ha un carattere più marcatamente penitenziale: ci dona di contemplare la pazienza e la misericordia di Dio, ci esorta al rinnovamento e alla conversione di vita. La meta è il santo Triduo pasquale, centro e culmine dell’anno liturgico. Per prepararsi a celebrare questo prossimo tempo liturgico sono utili le indicazioni suggerite dall’ufficio Liturgico nazionale nel sussidio on line, “Quaresima e Pasqua 2019” (disponibile anche nella pagina dell’ufficio Liturgico di Treviso). Un sussidio, si legge nella presentazione, «per preparare le celebrazioni affinandone la qualità misterica e la bellezza, in profonda sintonia con le indicazioni dei libri liturgici e delle possibilità da essi offerte, per lasciarci condurre nel cuore del mistero. Il santo padre Francesco ci ricorda, infatti, che la via mistagogica è quella più “idonea per entrare nel mistero della liturgia, nell’incontro vivente col Signore crocifisso e risorto. Mistagogia significa scoprire la vita nuova che nel Popolo di Dio abbiamo ricevuto mediante i Sacramenti, e riscoprire continuamente la bellezza di rinnovarla”».

Sobrietà e cura speciale

I suggerimenti liturgico-pastorali sono dettati da un’esigenza di sobrietà per rendere agile e intenso il cammino verso la meta pasquale. La liturgia quaresimale dovrebbe aiutare a ritrovare il gusto dell’essenziale, a farci deporre i vestiti della festa per indossare quelli della conversione: l’ascolto, il silenzio, il digiuno, l’uso sobrio delle parole, il ritmo calmo della meditazione, il canto e la musica discreti… Ma la spogliazione deve essere accompagnata da una cura che non lascia spazio all’improvvisazione e alla mediocrità: «Se il canto tace, il silenzio deve vibrare; se la parola è moderata, il gesto deve essere eloquente; se i fiori o le immagini vengono tolte, occorre valorizzare l’ambone, l’altare, la croce» (M. Baldacci). Anche l’uso della parola dovrebbe conoscere una cura tutta particolare: la valorizzazione della liturgia della Parola, attraverso una proclamazione della Scrittura più calma, con lettori preparati e non improvvisati, la cura per l’omelia, l’attenzione ad una preghiera dei fedeli intensa. Si potrebbero valorizzare alcuni momenti rituali: il canto del Kyrie eleison e dell’Agnello di Dio; il canto del Salmo responsoriale (almeno il ritornello); una processione offertoriale che lasci poi spazio al dialogo di benedizione, l’acclamazione al mistero della fede. Sempre con l’attenzione a scegliere, per i vari momenti della messa, canti adatti a questo tempo e in sintonia con i testi liturgici.
<+nero>Il silenzio.<+testo> Infine, si raccomanda di valorizzare il silenzio prima dell’inizio della celebrazione (evitando le prove di canto troppo lunghe o i preparativi dell’ultimo momento) e nei vari momenti celebrativi in cui esso è previsto o possibile: durante l’atto penitenziale, dopo la proclamazione della Parola di Dio, dopo l’omelia, dopo le intenzioni della preghiera universale, dopo la comunione. Tutto ciò saprà creare quel giusto clima di raccoglimento che predispone all’ascolto, alla condivisione, all’incontro. In questo tempo è inoltre importante coltivare una sintonia fra prassi liturgica, catechesi e carità. «Tu ami tutte le tue creature, Signore, e nulla disprezzi di ciò che hai creato; tu dimentichi i peccati di quanti si convertono e li perdoni, perché tu sei il Signore nostro Dio» (Antifona d’ingresso, cfr. Sap 11,23-26). «Tu ami, Signore…» canta l’antifona d’ingresso del mercoledì delle ceneri: è la prima parola per questo tempo di Quaresima, parola di speranza per chi vuole tornare a Lui, perché proclama la certezza che il Signore ci viene incontro a braccia aperte.

(sorella Monica Marighetto – direttrice Ufficio liturgico diocesano)