E’ intitolato a mons. Pietro Guarnier, il vicario generale della nostra diocesi che tanti anni fa si adoperò per la nascita del Centro della famiglia, il Fondo diocesano istituito per contribuire alle spese di accesso ai servizi del Consultorio Familiare socio-sanitario del Centro della Famiglia di Treviso per le persone inviate dalle parrocchie.
A presentarlo, martedì 11 febbraio, il vescovo Tomasi e i responsabili del Centro, in un incontro affollato di operatori, sindaci, parroci, in occasione della presentazione dei dati del primo anno di attività del Consultorio socio-sanitario.
Il Consultorio, autorizzato dalla Regione Veneto, ha l’obiettivo di offrire una risposta qualificata alle esigenze delle famiglie che oggi presentano livelli di complessità sempre maggiori. La forma scelta (socio-sanitario) permette di erogare anche servizi sanitari. Il Consultorio si pone in continuità con il Servizio pubblico e altre realtà, come dimostrano le collaborazioni avviate con l’Ulss2 e il Policlinico Gemelli (in particolare per l’Area fertilità). L’approccio specifico è di rivolgersi a persone, coppie e famiglie, avendo particolare attenzione alle relazioni in cui le persone sono inserite e dentro un quadro valoriale di ispirazione cristiana. Le aree di servizio sono:
- psicologia clinica (consulenza, psicoterapia, sessuologia)
- consulenza psico-educativa (genitori-figli)
- fertilità (per coppie che non riescono ad avere figli)
- area medica (andrologo, ginecologo, endocrinologo, consulenza psichiatrica)
- disturbi dell’apprendimento (Bes, Dsa)
- servizio di neuropsicologia per adulti (CeNePsi)
- consulenza etica, consulenza legale
I servizi disponibili sono reperibili consultando il sito www.consultoriotreviso.org. Finora, il Centro ha utilizzato un piccolo accantonamento interno per contribuire alle spese di coloro che sono in difficoltà a pagare le prestazioni, previa presentazione del modello Isee.
Il Fondo Guarnier è a disposizione per i servizi erogati nel 2020.
CONSULTORIO, IL BILANCIO DI UN ANNO: INSIEME PER IL BENE DELLE FAMIGLIE
Duemilacinquanta prestazioni in dodici mesi: il bilancio del primo anno di attività del Consultorio socio-sanitario del Centro della famiglia è fatto di numeri importanti. A dimostrazione che i bisogni e le domande di sostegno, da parte delle famiglie e dei singoli, esistono e sono in crescita.
A presentare i dati del primo anno di apertura, lo scorso 11 febbraio, c’erano il direttore del Centro, don Francesco Pesce, e il direttore del Consultorio, Adriano Bordignon, oltre al sindaco di Treviso, Mario Conte, e al direttore generale dell’Ulss Francesco Benazzi. Con loro anche il vescovo, Michele Tomasi, perché “il Centro della famiglia, un istituto di cultura e pastorale, è un bel volto di diocesi, di Chiesa in uscita – come direbbe papa Francesco – là dove le persone hanno bisogno di essere incontrate, viste e aiutate. In un tempo in cui tanti consultori chiudono, qui presentiamo dati importanti. E’ un modo in cui la diocesi si mette a disposizione del benessere delle famiglie e della società e lo fa con strutture, con persone qualificate, con professionisti, con tanti volontari, che ci mettono la loro passione per l’umano, per la vita, e ci mettono motivazioni di fede profonde. Noi siamo famiglia – ha aggiunto mons. Tomasi -, siamo inseriti in una rete di relazioni, è il modo che abbiamo per interagire con gli altri, con il mondo. Sosteniamo la famiglia lavorando insieme, come si fa qui, mettendo insieme enti e istituzioni, collaborazioni, competenze, perché il risultato è sempre superiore alla somma dei contributi di ciascuno. La Diocesi ci crede e mette un contributo economico, con il fondo Guarnier, a sostegno di chi è in difficoltà”.
Risposta qualificata alle esigenze delle famiglie
Il Consultorio familiare socio-sanitario del Centro della Famiglia, autorizzato dalla Regione Veneto, è stato inaugurato a fine 2018. L’obiettivo è quello di offrire una risposta più qualificata alle esigenze delle famiglie che oggi presentano livelli di complessità sempre maggiori: la forma scelta (il consultorio socio-sanitario) permette di erogare anche servizi sanitari.
Il Consultorio di via San Nicolò si pone in continuità con il Servizio pubblico e altre realtà, come dimostrano le collaborazioni avviate con l’Ulss 2 e il Policlinico Gemelli (in particolare per l’area della fertilità). Si rivolge a persone, coppie e famiglie, avendo particolare attenzione alle relazioni in cui le persone sono inserite e dentro un quadro valoriale di ispirazione cristiana.
Le aree di servizi sono: psicologia clinica (consulenza, psicoterapia, sessuologia); consulenza psico-educativa (genitori-figli); fertilità (per coppie che non riescono “ad avere figli”); area medica (andrologo, ginecologo, endocrinologo; consulenza psichiatrica); disturbi dell’apprendimento (Bes, Dsa); servizio di neuropsicologia per adulti (CeNePsi); consulenza etica, consulenza legale.
“La storia di 40 anni del Centro, con tutti i suoi servizi – ha sottolineato don Francesco Pesce -, ne ha fatto un punto di riferimento in cui potersi avvalere di una delle équipe più complete e multidisciplinari nel panorama veneto, con il supporto di alcuni professionisti di carattere nazionale, un luogo dove persone, coppie e famiglie si sentono al centro, protagoniste di percorsi che mirano al loro benessere, perché verso di loro è rivolta la cura, l’attenzione e tutto il nostro impegno, in continuità e in collaborazione con i servizi nel territorio, perché siamo convinti che le relazioni sono il terreno in cui la vita delle persone si nutre e cresce, e che le famiglie non sono un problema, ma la soluzione, e sono risorse da sostenere”.
“Cerchiamo di essere a fianco delle persone lungo tutto il loro ciclo di vita per sostenere le loro relazioni e i loro progetti di coppia e famiglia – ha ricordato Adriano Bordignon –. Siamo soddisfatti per i servizi offerti e i risultati raggiunti, consci che dietro i numeri ci sono proprio le famiglie che abbiamo potuto aiutare, non solo nella provincia di Treviso, ma anche in quella veneziana e padovana”.
Una collaborazione con Ulss e Comuni
Gratitudine e disponibilità a potenziare la collaborazione sono state espresse dal direttore generale dell’Ulss2, Francesco Benazzi, che ha ricordato come in tutti i Consultori della Marca si siano rivolte 17.135 persone (le 2.050 arrivate a quello del Centro della famiglia sono, quindi, una fetta importante) e mostrando soddisfazione per il servizio “Famiglia fertile”, che evita alle donne percorsi travagliati nella ricerca di una gravidanza.
Da gennaio a dicembre 2019 sono 1.286 le persone seguite nell’ambito della Psicologia clinica, 227 dal Servizio genitori e figli, 53 quelle seguite nell’ambito del Servizio psichiatrico, 396 dal Centro di Neuropsicopatologia del ciclo di vita, 91 quelle del Percorso Famiglia fertile. L’identikit è vario, ma spicca la fascia di età centrale, quella più “sfidante”, nella quale tante relazioni hanno bisogno di essere “riprese in mano”, da quelle coniugali a quelle con i figli, dall’ambito lavorativo, alla cura dei genitori anziani.
Le persone arrivano al Consultorio inviate da professionisti, dalle scuole, dal passaparola, da avvocati, ma anche dai tanti percorsi formativi che il Centro offre, e dalle parrocchie.
E proprio per chi è “inviato” dalle parrocchie, la diocesi ha ideato un fondo (vd box), per poter “calmierare” i costi di alcuni servizi: sono state 199 le prestazioni erogate in questa modalità. Già prima il Centro della famiglia sosteneva, in proprio, con gli utili del settore ospitalità, i servizi di alcune persone, che presentano l’Isee per accedere alle prestazioni.
“E’ importante che le famiglie non si sentano sole – ha dichiarato il sindaco Mario Conte, che a Treviso ha adottato il «fattore famiglia» per le prestazioni sociali –. Avevo accolto con grande entusiasmo l’iniziativa del Consultorio e ora che si vedono i risultati, sono davvero soddisfatto”. Soddisfzione per i risultati del Consultorio sono stati espressi anche dal consigliere regionale Riccardo Barbisan, presente anche a nome dell’assessore Manuela Lanzarin, che si è impegnato perché il Consultorio, che offre un servizio pubblico, possa ricevere almeno un minimo contributo regionale. (A.C.)